Una delle storie più struggenti che ci regala il football vittoriano è quella che ha come protagonista Alfred Goodwyn. Figlio di un maggiore dell’esercito britannico di stanza in India, è qui che nasce – il 13 marzo del 1850 a Roorhir, nell’odierno Bangladesh – e trascorre l’infanzia, prima di tornare in Inghilterra per iscriversi all’accademia di Chatham, il luogo dove vengono addestrati i futuri membri del prestigioso ordine militare dei Royal Engineers.
L’evidente desiderio di ripercorrere le orme paterne lo porta a distinguersi come uno dei migliori del suo corso, ma è nello sport che diventa ben presto una figura di riferimento per la sua compagnia. La squadra dell’accademia, il Royal Engineers Association Football Club, è infatti uno dei primi club nati per praticare il football. Lo fa probabilmente da molti anni, di certo dal 1863, da quando cioè è nata la Football Association, per volere del Maggiore Francis Marindin.
Alfred Goodwyn, soldato e campione
Tra le figure di spicco dei primissimi anni che hanno scritto la storia del football, egli non solo si è appassionato al neonato sport, ma ha addirittura contribuito a crearlo nelle storiche riunioni della Freemason’s Tavern di Londra, affiancandosi ad altre figure fondamentali come Arthur Pember, Charles Alcock e Arthur Kinnaird.
Per la sua squadra Marindin ha deciso di adottare lo stile scozzese del passing game, ritenendolo più adatto allo spirito di una compagine che, prima di un football club, è una Army of Brothers, una divisione militare: mentre tutti continuano a correre senza sosta, ingaggiando rudi duelli individuali nello spirito dell’allora in voga dribbling game, i Royal Engineers utilizzano elaborate strategie difensive e attaccano scambiandosi ripetutamente il pallone. Uno stile che alla lunga si rivelerà vincente ma che agli albori del football è visto con estrema diffidenza.
Già da subito, in realtà, i Royal Engineers si impongono come una delle forze dominanti della neonata Football Association. In un’epoca in cui oltre alla Coppa d’Inghilterra non esistono che tornei locali e amichevoli prestigiose, i cadetti dell’esercito risultano quasi imbattibili: dal 1872 al 1874 perdono appena tre partite.
Sono sconfitte che bruciano, però. Perché due di queste arrivano in finale di FA Cup, proprio nel momento in cui la squadra – e il calcio “scientifico” che propone – potrebbe centrare il salto di qualità definitivo. Nella prima edizione del trofeo vengono sconfitti 1-0 dagli Wanderers di Leytonstone e nella terza cadono ancora all’ultimo atto contro gli Oxford, che gli aveva già superati l’anno precedente al 3° turno.
Il pupillo del Maggiore
Nell’unica foto conosciuta che lo ritrae Alfred Goodwyn posa proprio alle spalle del Maggiore Marindin. Non è certo un caso, visto che ne è il pupillo dentro e fuori dal campo e che nel tempo, con l’avanzare dell’età del suo mentore, nel rettangolo di gioco è diventato il suo successore. È un difensore rapido, puntuale nell’anticipo e insuperabile nei corpo a corpo che avvengono con frequenza ai tempi del football vittoriano.
Nel 1872, ancora troppo giovane per le rigide gerarchie militari, ha assistito i compagni dalle tribune. Ma nella terza edizione del più antico trofeo calcistico al mondo ancora oggi esistente, che si concluderà nel 1874, è ormai un punto fermo dei Sappers e ha indossato la maglia dell’Inghilterra nella seconda sfida internazionale di sempre, vinta 4-2 contro la Scozia, giocando una gara che le cronache dell’epoca definiscono “impeccabile”.
La campagna dei Royal Engineers, in quella stagione, è stupefacente: i soldati di Sua Maestà non solo non perdono mai, ma il reparto difensivo, che si basa su principi ovviamente ancora primordiali ma efficaci della marcatura a zona, non concede che un pugno di reti agli attaccanti avversari.
Una tragica fatalità
Gran parte del merito è proprio di Alfred Goodwyn, che guida la difesa come un veterano grazie a classe, coraggio e intelligenza. Sono doti che gli valgono persino la convocazione nell’Inghilterra, e se il calcio non fosse ancora soltanto un hobby, gli potrebbero persino garantire un futuro come footballer professionista.
Ma in un periodo in cui il football non è ancora nient’altro che un gioco, ecco che i soldati devono ubbidire alla Corona: il 14 marzo del 1874 i Royal Engineers giocano, senza la loro stella difensiva, la seconda finale di FA Cup in tre anni, cadendo contro Oxford per 2-0. Una sconfitta che fa male, soprattutto quando i soldati vengono informati, una volta raggiunti gli spogliatoi, di un terribile evento.
Il giorno successivo al suo 24° compleanno, proprio mentre in Inghilterra i Royal Engineers giocano e perdono la loro seconda finale, Alfred Goodwyn muore in seguito alle ferite riportate dopo una caduta da cavallo mentre era in missione con l’esercito in India. Qui era stato trasferito d’urgenza poche settimane prima, dato che la sua conoscenza del luogo dov’era nato sarebbe stata utile per controllare quella che ai tempi è soltanto una delle tante province dell’Impero Britannico.
Un aiuto dal cielo
Distrutti, i precursori del passing game – che tanta fatica fa ad affermarsi in quei tempi primordiali per il football – piangono il compagno, il primo calciatore internazionale morto di cui si abbia notizia, e giurano di conquistare la coppa anche in suo onore. Una promessa che sarà mantenuta l’anno successivo, quando arriva il primo e unico trofeo di questa mitica compagine.
Dopo aver pareggiato la prima sfida giocata costantemente controvento, ultima gara giocata in carriera dalla sfortunata stella di Oxford e primo capitano inglese Cuthbert John Ottaway, i Sappers dell’Esercito di Sua Maestà sconfiggono gli Old Etonians nel replay della finale, pur giocando ancora una volta per ottanta minuti su novanta con un forte vento a sfavore e sfatando così il luogo comune che li voleva incapaci di vincere quando contava davvero.
Nell’importante vittoria – l’unica conseguita da questo club, che sarà presto inghiottito dall’imminente avvento del professionismo – possiamo romanticamente immaginare che un aiuto decisivo arrivi dal cielo, laddove Alfred Goodwyn, forse, osserva e incoraggia i compagni nella gara che vale la conquista di un trofeo che a lui il fato ha negato.
Alfred Goodwyn
- Nazionalità: Inghilterra
- Nato a: Roorhir (Bangladesh) il 13 marzo 1850
- Morto a: Roorkee (India) il 14 marzo 1874
- Ruolo: difensore
- Squadre di club: AFC Royal Engineers
Alfred Goodwyn e i Royal Engineers sono tra i protagonisti di “Pionieri del Football – Storie di calcio vittoriano”, il primo libro che racconta anno per anno il football inglese del XIX secolo
PIONIERI DEL FOOTBALL – STORIE DI CALCIO VITTORIANO (1863-1889)
Nato come passatempo per i ricchi studenti delle migliori scuole private di Londra e dintorni, il calcio cresce e si espande assistendo alle imprese dei primi grandi eroi del rettangolo verde.
Sono i “pionieri del football”, nomi oggi in gran parte dimenticati ma che hanno contribuito in modo fondamentale alla nascita e alla diffusione di quella che è oggi la religione laica più praticata al mondo.
Dai primi calci a un pallone, dati quasi per caso, il football arriva al suo primo campionato professionistico attraverso numerose vicende: i primi regolamenti, le prime sfide internazionali, la FA Cup giocata da club ormai scomparsi, così esotici e ricchi di storia e vicende personali.
“Pionieri del football – Storie di calcio vittoriano” vi racconta tutto questo e molto di più, 283 pagine in cui troverete narrati, per la prima volta in Italia, i primissimi anni del calcio inglese. Aneddoti, rivoluzioni, epiche sfide in un’epoca così diversa eppure così simile, per molti versi, alla nostra.
Scoprite chi furono Lord Arthur Kinnaird, il primo dominatore del cuoio capace di giocare ben nove finali di FA Cup; gli Wanderers, la più grande squadra del football quando questo aveva appena cominciato a chiamarsi così; Jack Hunter e il Blackburn Olympic, il club che rivoluzionò regole che sembravano immutabili.
E poi ancora Archie Hunter e l’Aston Villa, il Preston North End degli “Invincibili”, la Scozia e i suoi “professori”, le lotte di classe e di potere che seguirono, parallelamente, quelle che si svolsero nell’Inghilterra in piena Rivoluzione Industriale.
Perché per quanto diversi dagli eroi moderni, questi pionieri furono veri eroi, e meritano di essere conosciuti da ogni vero appassionato di calcio. Perché è grazie a loro, in fin dei conti, che oggi possiamo goderci questo meraviglioso sport.
BIBLIOGRAFIA:
- Gibbons, Philip (2002) Association Football in Victorian England, Upfront Publishing – ACQUISTA
- Cola, Simone (2016) Pionieri del Football – Storie di calcio vittoriano, Urbone Publishing – ACQUISTA