A distanza di due mesi esatti torna l’appuntamento con una breve raccolta di calcio e stranezze: vi invito, nel caso troviate altri episodi curiosi che non ho già raccontato, a segnalarmeli nei commenti qui sotto oppure a scrivermi nella mia pagina Facebook. Inoltre, se apprezzerete l’articolo, condividetelo sui social con gli appositi pulsanti, aiuterete “L’uomo nel pallone” a farsi conoscere! Ed ora iniziamo, non prima di avervi ricordato gli altri episodi!
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SPECIALE CALCIOMERCATO
Assente giustificato
I Royal Engineers, nei primissimi anni del football amatoriale, furono una delle migliori squadre d’Inghilterra: membri dello stesso battaglione dell’esercito, quello appunto dei genieri, il lungo tempo passato insieme permetteva ai calciatori di affinare affiatamento e gioco di squadra, al punto che furono la prima vera squadra di club capace di giocare il combination game, un gioco composto da numerosi passaggi in attacco e da una rigida organizzazione difensiva quando il pallone era in possesso degli avversari.
Forse troppo avanti con i tempi, raggiunsero la finale di FA Cup nella sua prima edizione di sempre, venendo sconfitti dai Wanderers alfieri del ‘dribbling game’ più fisico e individualista e in auge ai tempi. Due anni dopo si ripresentarono in finale al Kennington Oval di Londra, avversario l’Oxford: giunti fino a quell’appuntamento potendo contare su una difesa pressoché insuperabile, dovettero però fare a meno in quel giorno del loro miglior terzino e leader, Alfred George Goodwyn, che l’esercito aveva spedito in India pochi giorni prima.
Nato proprio nell’allora colonia inglese, Goodwyn era un difensore che le cronache dell’epoca definivano “dal gioco difensivo privo di errori”. Non altrettanto abile doveva essere a cavalcare, visto che una brutta caduta ne causò la morte proprio il giorno della finale, quando a Londra i compagni soccombevano contro l’Oxford, rimandando ulteriormente l’appuntamento con la vittoria della coppa.
Il Paese è mio e decido io
L’Africa è un continente splendido, dove però purtroppo non tutti i Paesi che lo compongono procedono allo stesso ritmo. In alcuni di essi le forme di governo sono a dir poco traballanti, in altri invece sono le federazioni calcistiche a non avere esperienza o capacità di controllo: così, assieme a grandissimi talenti e vere e proprie perle ecco che arrivano partite che si concludono 149-0 con 149 autoreti, dittatori-goleador e riti sciamanici e voodoo, tutte storie raccontate negli episodi precedenti di questa rubrica.
Si può dire, insomma, che a “#StranoCalcio” un tocco d’Africa non manchi mai, e la conferma arriva anche in questa sesta edizione grazie al dittatore della Mauritania Ould Abdel Aziz, che annoiato dal gioco poco entusiasmante messo in mostra da ACS Ksar e FC Tevragh-Zeina ordina, quando manca poco meno di mezz’ora al termine della gara, che vengano immediatamente dichiarati conclusi i tempi regolamentari e che si proceda quindi come da regolamento (?) ai calci di rigore.
Nessuno, in campo e sugli spalti, sembra avere qualcosa da ridire, e i motivi possono essere diversi: si può essere d’accordo con lui, come dichiarano federcalcio e giocatori coinvolti, o aver paura di contraddirlo. Abdel Aziz infatti non è notoriamente uno dal carattere facile, è accusato da molti di sostenere l’Arabia Saudita nel suo scontro con lo Yemen e di farlo per soldi. In ogni caso i tiri dal dischetto, calciati di fronte all’impaziente dittatore, premiano per la cronaca il FC Tevragh-Zeina, che alza quindi la Supercoppa in un clima a dir poco surreale.
Selezione Universale nel 1867
Se vogliamo immaginare com’era il calcio di un tempo possiamo benissimo farlo raccontando questo episodio avvenuto nel 1867: cinque anni dopo la formazione della Football Association il calcio era ancora passatempo per pochi, non certo lo sport per le masse di oggi, e i suoi protagonisti erano giocoforza personaggi in tutt’altre faccende affaccendati, che nel football vedevano uno svago e una valvola di sfogo, non certo una professione.
Tra di essi, comunque, non mancavano i visionari, il più grande dei quali fu senz’altro Charles William Alcock: fondatore dello Sheffield Football Club, autore del primo gol nella storia del calcio nella prima partita mai giocata, Alcock fece moltissimo per diffondere lo sport che tanto amava, al punto da ideare quella Coppa d’Inghilterra che avrebbe poi dato effettivamente origine ai vari campionati per come li conosciamo.
Nel 1862 era nata la Football Association, e nel 1872 si sarebbe giocata la finale della prima FA Cup. Esattamente nel mezzo a questi due anni, nel 1867, Alcock organizzò la prima selezione del “Resto del Mondo”, che andò a sfidare una rappresentativa mista dei college di Eton e Harrow: nelle sue intenzioni si sarebbe trattato di una squadra fortissima, nei fatti però essa si rivelò una mezza delusione, con “il Resto del Mondo” (descritto all’epoca anche come “Universe“, e cioè “Universo”) che mandò in campo la miseria di 8 uomini per numerose defezioni dovute al lungo viaggio o a motivi di lavoro.
I giocatori che scesero in campo l’8 gennaio del 1867 al Vincent Square del College Westminster furono Alcock e i compagni di squadra nei Wanderers Tebbutt e i fratelli Muir Mackenzie, quindi Phipps degli Old Harrovians, Deacon e Waudby dei Civil Service e Tayloe degli Old Westminsters. La gara, giocata in 8 contro 8, terminò 2 a 2, e non meglio andò la rivincita contro gli uomini capitanati da Lord Arthur Kinnaird, altro pioniere storico del football: il 23 gennaio il “Mondo” o “Universo” che dir si voglia si presentò con appena 7 uomini, tutti praticamente membri degli Old Carthusians e dei Wanderers, riuscendo comunque a vincere per 2 a 0 nonostante gli avversari giocassero nel previsto (sic!) numero di 8 calciatori. Il football doveva farne di strada…
(Articolo tratto dallo stupendo blog calcistico inglese “Before the D”)
Vince il migliore
Gli Stati Uniti d’America stanno vivendo adesso, con le magie di Sebastian Giovinco e i gol di Didier Drogba, la loro terza età dell’oro calcistica, forse quella destinata a durare di più nel tempo. La seconda ebbe luogo negli anni ’70, quando sponsor munifici intravidero nel ‘soccer’ una possibilità di business chiamando a svernare (a suon di milioni di dollari) vecchi campioni del calcio mondiale quali Pelé, Cruijff e Beckenbauer.
La prima età dell’oro del calcio americano, forse quella più misteriosa e affascinante, ebbe vita negli anni ’20 e ’30 del ventesimo secolo, e una delle squadre più vincenti fu quella creata da Sam Mark e chiamata in suo onore Fall River Marksmen, dei quali è rimasta negli annali una delle ultime vittorie.
Nel 1931 infatti la squadra, già in difficoltà economiche dopo aver sostenuto numerose spese in un’epoca senza ritorni pubblicitari, si trasferì a New York formando i New York Yankees del soccer: la mossa, con un nome decisamente più commerciale e identico a quello dei giganti del baseball, non sarebbe servita ad evitare un precoce fallimento, ma la squadra fece in tempo a vincere un ultimo torneo, la National Challenge Cup, dove però aveva dovuto mantenere il vecchio nome essendosi iscritta con questo.
Poco male, i Fall River Marksmen/New York Yankees vinsero prima il proprio gruppo “Eastern” e poi giunsero alla finale nazionale, dove si trovarono di fronte i Chicago Bricklayers. Regolati gli avversari con un secco 6 a 2 il 5 aprile davanti a oltre 12.000 spettatori, gli uomini guidati in attacco da Bert Patenaude (che l’anno prima in Uruguay era stato l’autore della prima tripletta di sempre nella storia dei Mondiali e che nella finale d’andata aveva segnato ben 5 reti) si trovarono però costretti a vincere anche la gara di ritorno.
Un bizzarro regolamento infatti imponeva che se ci fosse stato un pareggio si sarebbe dovuti ricorrere ad un ulteriore match, e pari fu, con Gregg di Chicago che su rigore segnò il gol della speranza dopo il vantaggio newyorchese a firma Billy Gonsalves, di origini portoghesi e altro eroe degli Stati Uniti giunti in semifinale ai Mondiali. Nella “bella”, però, gli uomini di Sam Mark dimostrarono di essere più forti di regolamenti assurdi e della sfortuna: pur dovendo giocare in dieci per l’infortunio occorso durante un’amichevole a McNab, i Fall River Marksmen/New York Yankees riuscirono a regolare gli avversari per 2 a 0 e a portare a casa la coppa.