Premi "Invio" per passare al contenuto

#StranoCalcio04 – Wrestler, dittatori e cani

PRESIDENTE-GOLEADOR? IN BURUNDI SI PUO’

Immaginate se Matteo Renzi, o prima di lui Silvio Berlusconi, avesse preso la decisione di giocare a calcio e al contempo ricoprire la carica di Premier: probabilmente non sarebbero stati pochi quei difensori che avrebbero approfittato dell’occasione data dal gioco per effettuare qualche bel contrasto duro e qualche entrata decisa.

Non accade in Burundi, dove il Premier (ma qualcuno lo definisce “dittatore”) Pierre Nkurunziza, 51 anni, è diventato recentemente il capocannoniere del campionato siglando la bellezza di 39 reti in 28 incontri.

Il suo segreto? Un’ottima forma fisica, una grande passione, un genuino entusiasmo e avversari a dir poco compiacenti: non sembra infatti che sia una bella idea fermare il presidente e goleador degli “Alleluja F.C.”, squadra da lui stesso creata per sottolineare la sua fervente fede di cristiano rinato e per la quale ha fatto edificare anche un bello stadio da 10.000 posti.

Il tutto mentre in Burundi è stato appena sventato un colpo di stato e non mancano le manifestazioni contro di lui, colpevole secondo la popolazione della povertà sempre più dilagante e del volersi ricandidare per un terzo mandato nonostante la legge non lo permetta.

Come risponde alle manifestazioni? Ordinando all’esercito di sparare sulla folla. Capite adesso perché “il Messi dei grandi laghi” segna tanto?

DALLE PARATE AI “SUPLEX”, LA STORIA DI TIM WIESE

È uno spettacolare scontro tra atleti specializzati, capaci di compiere numeri che per essere imparati necessitano di anni di allenamento. È nato alla fine del 1800, e da allora si è evoluto tantissimo diventando uno spettacolo perlopiù televisivo. A volte c’è chi dice che sia tutto finto.

No, non è il calcio, ma il wrestling, lo spettacolo di lotta americano che vanta un enorme seguito in tutto il mondo. Recentemente la WWE, che sta a questa disciplina come la FIFA sta al calcio, ha messo sotto contratto un talento tedesco.

Il suo nome è Tim Wiese, e fino a un anno fa difendeva i pali della porta dell’Hoffenheim, in Bundesliga, ultima tappa di una carriera giocata ad altissimo livello con le maglie di Kaiserslautern e Werder Brema: proprio mentre difendeva la porta di quest’ultimo club Wiese è arrivato anche in Nazionale, dove vanta 6 presenze collezionate tra il 2008 e il 2012.

Dopo aver concluso la stagione 2013/2014, e nonostante ancora due anni di contratto, Wiese ha deciso di lasciare il calcio all’età di 33 anni per dedicarsi al wrestling, passione nata successivamente a quella del body building, disciplina scoperta casualmente quando infortunato cercava un modo per tenersi in forma.

Il fisico c’è senz’altro, 197 centimetri per 117 chili di muscoli. La tecnica? Si farà, giurano quelli della WWE, che per ora lo hanno fatto esordire durante una tappa del tour europeo, quando si sono fermati a Francoforte.

Qui il portierone, nato nei dintorni di Colonia, è intervenuto per aiutare i beniamini del pubblico, i fratelli samoani Jimmy e Jay Uso, ricevendo una standing ovation dalla folla presente all’evento. Se il buongiorno si vede dal mattino…


LA SOLITUDINE (E LA FOLLIA) DEI NUMERI UNO

Che il ruolo del portiere sia particolare, non adatto a tutti, è fuori discussione: mentre infatti gli altri giocatori possono contare sempre sui compagni in movimento, il portiere finisce per essere irrimediabilmente solo.

E la solitudine, si sa, non è per tutti.

Alle volte può portare alla follia. Per informazioni si può chiedere al guardiano dei pali dell’Union Perene, squadra misconosciuta peruviana, che in una partita di coppa contro il Piçanaki ha letteralmente perso la testa.

Dopo essere stato ammonito, Paulo Insúa – questo il suo nome – ha atteso che l’arbitro si voltasse per colpirlo con un tremendo calcio volante alla schiena, stendendolo.

Logica l’espulsione susseguente, scontata una lunga squalifica: resta da capire cosa sia scattato nella testa di Insúa.


IL CANE È IL MIGLIORE AMICO DELL’UOMO, NON DEL PORTIERE

Chic Brodie non è un nome conosciuto nella storia del calcio inglese, eppure ebbe una rispettabilissima carriera, giocando più di 400 partite nella seconda serie nazionale.

Dopo essere cresciuto nel Manchester City, questo portiere scozzese, non spettacolare ma affidabile, trovò la sua consacrazione con le maglie di Aldershot e Northampton Town prima di passare al Brentford, dove rimase per otto stagioni.

La sua carriera fu interrotta per quello che è a tutt’oggi uno dei più curiosi infortuni nella storia del calcio: durante la sfida con il Colchester, un cane di media taglia irruppe sul terreno di gioco mettendosi a inseguire il pallone, che i giocatori saggiamente decisero di fare arrivare al primo portiere disponibile in modo da fermare il gioco.

Questi era proprio Brodie, che però un istante dopo aver raccolto la sfera venne travolto dall’animale entusiasta: il risultato fu un danno ai legamenti del ginocchio che in breve lo costrinse al ritiro a 33 anni.

“Il cane poteva sembrare piccolo, ma era estremamente compatto” disse in seguito Brodie, che si riciclò come autista di taxi prima di morire, poco più che sessantenne, per un cancro alla prostata.

Quest’anno il Brentford, per cui ha disputato 224 partite, lo ha introdotto nella sua “Hall of Fame”, riconoscimento postumo doveroso per questo sfortunato portiere.


E A PROPOSITO DI INFORTUNI…

Ci sono infortuni e infortuni. Quelli che capitano sul campo e e che fanno parte del gioco stesso e quelli che invece finiscono per essere comici e assolutamente inconsueti.

Per quanto quello di Chic Brodie sia passato alla storia, anche altri calciatori si sono fatti male in modo inusuale: Mart Poom, ad esempio, era il portiere dell’Estonia e del Derby County, ma giocando una partitella amichevole con gli Iron Maiden nell’inedito ruolo di attaccante si scontrò con un palo infortunandosi alle ginocchia e persino ai genitali.

Peggio andò al portiere del Manchester United Alex Stepney, che a furia di gridare ai compagni della difesa come tenere la posizione si slogò la mascella.

Rimaniamo in Inghilterra: David James, ultima esperienza nel campionato indiano, si infortunò alla schiena allungandosi per prendere il telecomando della TV, imitato alcuni anni dopo da Robbie Keane, mentre Rio Ferdinand pagò con uno stiramento ai tendini l’aver tenuto troppo a lungo la gamba distesa su un poggiapiedi.

E Neil Edwards? Il portiere del Rochdale cercava di allontanare un’oca (!) dal campo quando fu morso dall’animale e dovette abbandonare la gara. Il roccioso David Batty si ruppe un ginocchio scontrandosi con il triciclo del figlio, mentre il ghanese Akonnor si ruppe una narice infilandovi per sbaglio l’antenna del telefonino.

Non solo in Inghilterra

Anche in Italia abbiamo qualche esempio: Antonio Chimenti chiuse la carriera dopo la frattura del metacarpo della mano che si era procurato colpendo con forza un tavolino per la rabbia, in seguito a una gara persa dalla Juventus per una sua papera.

Tutti infortuni comici e che strappano un sorriso, anche perché senza gravissime conseguenze: diversamente andò, purtroppo, al campioncino indonesiano Mistar, che si dice fosse un vero talento e che morì a 25 anni, calpestato a morte da un branco di maiali selvatici che avevano invaso il campo dove si allenava.

(Visited 99 times, 1 visits today)
error: Content is protected !!