Quasi nessuno, in quella piccola casa di cura di Barbacena, sa chi sia quel gracile uomo che si aggira per i corridoi, percorrendoli avanti e indietro senza darsi pace.
Lo sguardo spiritato, non parla mai, se non per offendere chi come lui è giunto in quel luogo per attendere l’inevitabile o chi si prodiga per curarlo. Nei rari momenti di lucidità, quando può fumare una delle sue adorate sigarette, racconta storie incredibili.
Dice di essere stato un calciatore, “il più grande di sempre”; sostiene che Pelé, il giovane fenomeno che appena un anno prima ha portato per la prima volta il Brasile sul tetto del mondo calcistico, avrebbe soltanto potuto portargli la borsa; di avere avuto un tempo soldi come se piovessero dal cielo, e mille amanti, tra cui addirittura Evita Perón.
Tra gli infermieri sono in molti a sorridere compassionevoli, con pietà. Solo pochi tra loro sanno che è tutto vero, e riempiono la sua camera con i ritagli dei giornali che lo celebravano quando non si parlava che di lui.
Lo fanno anche se sanno che magari, pochi minuti dopo, in un attacco di rabbia e follia il paziente distruggerà tutto, gridando e scalciando, maledicendo un passato glorioso che è appena dietro l’angolo, ma che sembra così lontano.
Ormai in pochi ricordano chi fu Heleno de Freitas, “il principe maledetto”. La prima vera superstar del calcio brasiliano.