Blue Lock è un manga a tema calcistico pubblicato dal 2018 in Giappone e che si è distinto da subito per il suo approccio unico e originale allo sport più popolare al mondo. Successivamente è arrivata la trasposizione video, che mi ha conquistato pur presentando pregi e difetti. Nella recensione di Blue Lock che segue cercherò di spiegare cosa mi è piaciuto e cosa non mi ha del tutto convinto.
Battle Royale in salsa calcistica
Ambientato in un presente alternativo distopico, che vede contemporaneamente la presenza di grandi campioni come Lionel Messi e Cristiano Ronaldo e quella di fenomeni fittizi come Noel Noa, Blue Lock è stato un vero e proprio fenomeno mediatico prima in Giappone e poi in tutto il mondo, arrivando a vendere come manga qualcosa come 45 milioni di copie.
Consigliato addirittura dall’autore del celebre “L’attacco dei giganti” Hajime Isayama, che in un’intervista invitò i suoi lettori a scoprirne le qualità , Blue Lock appare evidentemente ispirato alla sempre competitiva società giapponese ed esasperato da uno stile che rende omaggio a Battle Royale.
Quest’ultimo, uno dei romanzi giapponesi più famosi al mondo, parlava di un futuro distopico in cui gli studenti di una classe venivano costretti a uccidersi tra di loro su un’isola per determinare chi avrebbe avuta salva la vita. La stessa cosa, ovviamente e fortunatamente in chiave meno tragica, accade ai personaggi protagonisti di Blue Lock. Pur avendone sentito parlare in più occasioni non sono mai stato un avido lettore di manga, ma ovviamente la trasposizione in anime arrivata nel 2023 non poteva lasciarmi indifferente.
Cos’è il “Progetto Blue Lock”
Frustrato da anni di sconfitte e deciso a diventare finalmente protagonista, il Giappone affida il proprio futuro calcistico a una sorta di scienziato pazzo di nome Ego Jinpachi. Questi ha in mente un progetto apparentemente folle: contravvenendo alla concezione classica che si ha del calcio come sport di squadra, mira a creare quasi in laboratorio il miglior attaccante al mondo, selezionando e spingendo al limite precise qualità tecniche, atletiche e caratteriali.
Per raggiungere questo obiettivo decide di selezionare i migliori giovani attaccanti di tutto il Giappone, convocandoli da tutte le varie prefetture in una struttura specifica. Questa ospiterà il progetto Blue Lock, che selezionerà il migliore talento del Paese spingendolo a migliorarsi costantemente. L’obiettivo è quello di incrementarne anche l’ego, annullando il concetto di gioco di squadra che Jinpachi ritiene sia il limite che ha sempre frenato la Nazionale.
Quella che si svolgerà nel Blue Lock sarà dunque, fin da subito, una vera e propria battaglia per la sopravvivenza. I calciatori eliminati, infatti, saranno per sempre esclusi da qualsiasi selezione nazionale e, di fatto, la loro carriera terminerà in quel momento. Per il protagonista Yoichi Isagi e per tutti gli altri giovani “talenti grezzi” iniziano quindi una serie di fasi di selezione che costringeranno chi sogna di diventare “l’attaccante numero 1 al mondo” a superare i propri limiti fino a trasformarsi completamente.
Se arrivati a questo punto siete interessati a visionare l’opera senza avere spoiler sulla trama fermatevi pure qui con la lettura. Di seguito racconterò infatti cosa succede nelle prime due stagioni disponibili sulla piattaforma dedicata Crunchyroll.

La trama della stagione 1
Yoichi Isagi è un promettente attaccante che però non riesce a emergere. Pur essendo un giocatore completo, infatti, non eccelle in nessun fondamentale tecnico o atletico e ha un carattere mite. Un giorno, dopo una cocente sconfitta, riceve una lettera di convocazione da parte della federcalcio giapponese, che ha avviato un progetto denominato Blue Lock rivolto ai 300 attaccanti più promettenti del Giappone.
Il Blue Lock si rivela un mondo ultra-competitivo, e fin dall’inizio Isagi è costretto a cambiare per sopravvivere in un folle gioco a eliminazione simile alla palla avvelenata. Quando poi i giovani vengono suddivisi in varie squadre, e sono costretti ad adattarsi ai compagni con cui condividono il ruolo pur dovendo allo stesso tempo superarli, il gioco si fa spietato: le formazioni sconfitte vengono eliminate, e soltanto i migliori possono avanzare alla fase successiva.
La squadra Z di Isagi ottiene la qualificazione all’ultimo tuffo, e nel percorso il protagonista ha l’occasione di conoscere talenti sia tra i compagni di squadra che tra gli avversari. Il suo gioco migliora, sia nei fondamentali complessivi che in specializzazioni come il tiro al volo. Il protagonista, soprattutto, scopre di essere molto bravo nell’adattarsi alle situazioni, allo svolgimento della partita e ai giocatori che osserva.
La trama della stagione 2
Terminata la prima durissima fase di selezione i giovani talenti grezzi scoprono che il Blue Lock è appena iniziato. Nelle fasi successive, infatti, i giovani che hanno superato la prima prova si ritrovano tutti insieme nello stesso edificio. Così abbiamo modo di conoscere molti altri protagonisti dell’opera, come ad esempio Rin Itoshi, Ryusei Shidou e Jyubei Aryu, tra i migliori emersi dalle selezioni secondo il ranking assegnato dal computer e dal giudizio di Ego Jinpachi.
Al termine di un’estenuante gara ad eliminazione, che vede sfide 2 contro 2, 3 contro 3 e 4 contro 4, Isagi riesce a rientrare nei 35 che superano l’ultima selezione pur restando un passo indietro ai migliori in assoluto. A quel punto, però, la federcalcio giapponese è stanca di un progetto che a suo dire è dispendioso e non ha ancora fornito risultati e vuole chiuderlo. Si arriva infine a una partita decisiva per dirimere la questione. I migliori giocatori del Blue Lock sfideranno la Nazionale Under-20 giapponese: se vinceranno prenderanno il posto degli avversari, in caso di sconfitta invece si ritireranno.
La gara è l’occasione per i talenti del Blue Lock di emergere al massimo, sia come talento individuale che come collettivo. Il Giappone Under-20 è sicuramente dotato di minore talento, ma appare più squadra e a lungo riesce a condurre la partita anche grazie alla forza di Sae Itoshi, fratello di Rin e considerato il miglior talento di tutto il Paese. Alla fine, però, è il Blue Lock Eleven ad aggiudicarsi la sfida, con il gol decisivo segnato allo scadere proprio da Isagi con la specialità della casa, un formidabile tiro al volo.
La mia recensione di Blue Lock
Dopo essermi avvicinato all’opera con un certo scetticismo, mi sono accorto di avere apprezzato Blue Lock in modo crescente ad ogni puntata. La trama, per quanto inverosimile e a tratti prevedibile, riesce nella prima stagione a tenere attaccato lo spettatore grazie a personaggi evidentemente secondari ma molto ben approfonditi e il continuo susseguirsi di sfide. Pur non essendo un esperto l’ho trovato graficamente molto interessante, e la caratterizzazione estetica e caratteriale dei giovani calciatori funziona alla grande.
Purtroppo, però, nella seconda stagione emergono a mio avviso numerosi difetti. Per prima cosa, ma questo è evidente anche nella prima, la spietatezza delle eliminazioni viene quasi totalmente a mancare quando dovrebbe rappresentare uno dei punti di forza della storia. Mi aspettavo cadessero molte più teste eccellenti, invece in qualche modo tutti i personaggi che “contano” riescono ad andare avanti.
Bisogna pure dire che nella seconda stagione vengono inseriti numerosi personaggi nuovi, a volte in modo un po’ affrettato, mentre altri che brillavano nella prima finiscono quasi inspiegabilmente in secondo piano – e forse potevano essere sacrificati in un modo un po’ più spettacolare. La trama resta comunque interessante (i miei personaggi preferiti sono Shoei Baro e Ikki Niko, per la cronaca) ma allo stesso tempo inverosimile, considerando che chi un tempo sognava di primeggiare sugli altri nella corsa al titolo di migliore attaccante al mondo si accontenta in molti casi di occupare un ruolo secondario e, soprattutto, lontano dalla porta.
Molti pregi, ma anche alcuni difetti evidenti
Viene insomma un po’ a cadere, a mio avviso, il concept che dovrebbe sorreggere l’opera, la ricerca del miglior talento egoista in grado di riscrivere la storia del calcio giapponese. Ed è strano vedere i calciatori collaborare tra loro mentre a parole continuano a dire di voler distruggere la concorrenza. Chiudendo gli occhi su questo aspetto, però, Blue Lock resta un anime molto interessante, originale e coinvolgente, che affronta diversi aspetti del calcio e della vita in modo profondo ma concedendosi anche ogni tanto un po’ di leggerezza – da non perdere i “tempi supplementari” che chiudono ogni puntata.
Probabilmente un minor numero di personaggi trainanti e la loro presenza fin dall’inizio della storia (non è certo un caso che da spettatore ci si affezioni più facilmente ai membri della squadra Z dove gioca Isagi) avrebbe aiutato. Così come una “maggior cattiveria” da parte dello sceneggiatore, che del resto sarebbe stata in linea con quanto detto e visto nella prima puntata. Nonostante questo, il mio giudizio su Blue Lock resta comunque positivo, l’opera ha senz’altro più pregi che difetti ma non può insidiare a mio avviso mostri sacri come Holly & Benji. Vedremo comunque cosa ci riserverà la terza stagione, in cui la storia potrebbe prendere tutta un’altra piega rispetto alle premesse iniziali.