domenica, Luglio 13, 2025

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Musashi Mizushima, il vero Captain Tsubasa

Captain Tsubasa, conosciuto da noi come “Holly & Benji”, è uno dei manga spokon più famosi al mondo. Ma a chi è ispirato Holly, il talentuoso numero 10 che sogna il Brasile? Non tutti sanno che tra i tanti campioni che hanno acceso la fantasia dell’autore c’è un ragazzo in carne e ossa: Musashi Mizushima. La sua storia è poco conosciuta al di fuori del Giappone, ma anche senza aver raggiunto l’epicità della sua controparte a fumetti merita di essere raccontata.

Il primo Tsubasa

Forse non tutti sanno che prima ancora che Captain Tsubasa facesse la sua comparsa nelle edicole giapponesi, in Brasile un giovane talento nipponico era riuscito a farsi strada nel calcio. Il suo nome era Musashi Mizushima, e la sua storia ha molti punti in comune con quella di Tsubasa Ozora/Oliver Hutton: l’addio al Giappone in giovanissima età, l’impatto con la cultura calcistica brasiliana, il sogno di giocare contro i migliori al mondo. E anche se quest’ultimo non fu coronato, è importante sottolineare che la storia che ha ispirato ha a sua volta ispirato centinaia, se non migliaia, di giovani calciatori.

Musashi Mizushima nasce a Tokyo nel 1964, e fin da bambino mostra un amore sconfinato per il calcio. Un amore che però, nel Giappone di quegli anni, non può che essere considerato un hobby: negli anni ’70 il calcio giapponese è puramente dilettantistico, uno sport di nicchia schiacciato dall’enorme popolarità del ben più popolare baseball. Leggenda vuole però che un giorno, durante un evento giovanile a Tokyo, Musashi venga notato nientemeno che da Pelé. O Rei si trova in città come ambasciatore del calcio mondiale, e colpito dal talento acerbo ma inaspettato del giovane gli consiglia di trasferirsi proprio in Brasile.

Per la vita di Musashi è una vera sliding door, un suggerimento che arriva dal più grande di tutti i tempi, che per questo non può essere ignorato e che alla fine diventerà la missione della sua vita. Poco più che bambino, Musashi lascia dunque il Giappone per volare in Brasile, passando da un contesto calcistico che scorre nella totale indifferenza della popolazione a uno che invece scandisce la vita di milioni di persone e in cui è ancora possibile incontrare alcuni dei più grandi campioni al mondo.

Sognando il Brasile

Dopo aver provato senza successo a entrare nel Santos, il club che ha lanciato Pelé che però non ha una squadra adatta alla sua giovanissima età, si iscrive alla scuola calcio del glorioso São Paulo FC, uno dei club più vincenti della storia sudamericana. Dopo aver preso parte a una partita-provino per la neonata scuola che il club ha dedicato a Vicente Feola, il piccolo giapponese riesce a convincere tutti. I compagni brasiliani lo chiamano Samurai, lui inizialmente vorrebbe giocare all’ala ma alla fine si adatta al ruolo di centrocampista.

Appena 15enne lascia la scuola affiliata per entrare nelle giovanili del club. Ovviamente è il primo giapponese a percorrere questo percorso nel calcio brasiliano, e anche se vorrebbe continuare in tutta tranquillità il suo percorso è chiaro che sarà praticamente impossibile. Per la stampa locale è una curiosità esotica, per quella giapponese un affare da non farsi sfuggire: la TV Asahi segue il suo percorso calcistico con aggiornamenti periodici, aziende nipponiche come Mizuno e Yashica gli pagano l’ingaggio e gli forniscono l’attrezzatura tecnica.

Concentrarsi sul calcio giocato è difficile, anche perché lo stesso Mizushima non capisce quanto la squadra conti su di lui e quanto invece lo consideri semplicemente una sorta di attrazione. Nel 1984, comunque, arriva anche l’esordio in prima squadra, e a questo punto il parallelo con Tsubasa, da 3 anni in edicola, diventa evidente. Entrambi, praticamente nello stesso momento, inseguono il sogno brasiliano. Soltanto che Musashi lo sta facendo nel mondo reale.

È proprio la vita di Musashi, con la sua partenza dal Giappone, l’arrivo in Brasile e le difficoltà incontrate, a costituire la vera storia di Holly & Benji. Una storia che non nasce dalla fantasia, ma dal sudore e dal coraggio di un ragazzo reale.

Tra realtà e mito

Per capire l’impatto di Mizushima nella cultura calcistica giapponese, bisogna inquadrare il calcio nipponico degli anni ‘70 e ‘80. Prima della J-League, il campionato era la Japan Soccer League (JSL), un torneo semiprofessionistico dominato da squadre aziendali. I calciatori erano dipendenti a tutti gli effetti: lavoravano in fabbrica e giocavano nel tempo libero. L’interesse popolare era basso, la copertura mediatica scarsa.

La carriera brasiliana di Mizushima, però, sarà tutt’altro che indimenticabile. Dopo il debutto con il São Paulo, gioca con altri club brasiliani minori come il Coritiba, il Ponte Preta, e il Itumbiara. Fa esperienza, si adatta, sopravvive. Ma il professionismo è spietato: raggiunto il Santos si rende conto di non essere arrivato al livello che intendeva raggiungere e decide di tornare in Giappone. È il 1989, e il calcio nipponico è ancora amatoriale, gestito da grandi aziende che mettono in campo i propri team composti formalmente da impiegati.

Gioca brevemente per l’Hitachi, con cui retrocede in seconda divisione e poi riconquista la massima serie, quindi si trasferisce all’All Nippon Airways che l’anno successivo diventa Yokohama Flügels. Il calcio giapponese si sta preparando alla rivoluzione del professionismo, la J-League, che viene preceduta da un breve torneo a 10 squadre in cui la sua squadra – che scomparirà poi nel 1999 fondendosi con gli Yokohama Marinos – si classifica ancora una volta ultima.

L’anno è il 1992, Mizushima ha appena 28 anni ma è reduce da troppi infortuni per permettersi ancora una stagione ad alto livello e preferisce ritirarsi. È stato uno dei primi “veri calciatori” in Giappone, ma il “calcio vero”, quello che nasce proprio con la J-League, non lo giocherà mai. Dopo il ritiro intraprende una breve carriera come allenatore: guida la squadra universitaria Nikkeidai, quindi collabora con la Japan Football Association come consulente. Nel 2014 guida brevemente il Fujieda MYFC, quindi collabora ad alcuni stage promossi dalla JFA in Asia, collaborando ad esempio con il Tagikistan.

Prima di King Kazu

Spesso si parla di Kazuyoshi Miura come del primo giapponese a giocare in Brasile, ma in realtà Mizushima lo precede di almeno 5 anni. Miura arriverà in Brasile nel 1986, all’età di 15 anni, quando Captain Tsubasa è già un fenomeno popolare in Giappone e si prepara ad essere conosciuto in tutto il mondo. Anche lui vestirà la maglia del Santos e più tardi del Palmeiras, diventerà una leggenda della Nazionale e probabilmente è stato il primo grande campione del calcio nipponico. Ma è arrivato comunque dopo Mizushima.

Questo dettaglio cambia la narrazione. Perché Musashi Mizushima non è solo un precursore: è l’originale, in un certo senso è il vero Tsubasa Ozora. La somiglianza tra la sua storia e quella del manga è impressionante: l’infanzia in Giappone, l’avventura in Brasile, la diffidenza, la carriera tra mille ostacoli. Ma mentre Tsubasa vince il Mondiale Under 20 e conquista l’Europa, la carriera di Mizushima si ferma molto prima.

Il vero Oliver Hutton: Mizushima o Maradona?

In un’intervista concessa a Revista Libero nel 2020 Yōichi Takahashi, che appena 20enne è stato l’autore di Captain Tsubasa e che è rimasto legato tutta la vita a quest’opera, ha dichiarato che a livello di talento e movenze sul campo il personaggio di Tsubasa Ozora/Oliver Hutton è stato ispirato a Diego Armando Maradona, che proprio in quegli anni si apprestava a diventare la stella che tutti abbiamo conosciuto e ammirato.

E allora Mizushima? Beh, lui è stato l’ispirazione per la storia in quanto tale. I passaggi sono evidenti, dal fatto che la sua storia era nota in tutto il Giappone proprio negli anni in cui veniva realizzato il fumetto al nome del principale avversario di Tsubasa, Koijiro Hyuga (Mark Lenders), chiamato Koijiro proprio come il grande spadaccino Koijiro Sakai, rivale del leggendario samurai Musashi Miyamoto.

Le due cose non sono certo in contraddizione. Prima ancora dell’intervista su Maradona, infatti, nel 2010 Takahashi aveva rivelato chiaramente di essersi ispirato all’avventura in Brasile di Musashi Mizushima, che lo aveva colpito da adolescente. E del resto anche la squadra di destinazione, il São Paulo, è la stessa. Lo afferma nei primi 20 secondi del video che segue.

“L’unica cosa speciale nel modellare Tsubasa, che a quel tempo voleva andare a giocare in Brasile, è stata la storia di Musashi Mizushima del Sao Paulo. Perché non c’era ancora un campionato professionistico in Giappone, e chi voleva diventare un calciatore professionista doveva farlo all’estero. Mi ispirai a questa storia.”

Yoichi Takahashi, intervista del 10 febbraio 2010

Di certo nessuno può dire di essere stato in un certo senso il vero Oliver Hutton più di Musashi Mizushima. Che non fu solo un precursore, ma anche il primo ponte tra due scuole calcistiche non così differenti come si potrebbe pensare. Un esempio per le nuove generazioni e per i futuri talenti che sognavano un giorno di calcare i campi del Brasile o di diventare professionisti nel proprio Paese. La sua figura è stata fondamentale nella storia del calcio giapponese, anche se il suo nome alle nostre latitudini è purtroppo quasi del tutto sconosciuto.

Il ponte tra due mondi

Oggi, Musashi Mizushima è una figura poco conosciuta, oscurata dal mito di Tsubasa Ozora e dalla leggenda vivente di Kazuyoshi Miura. Ma chi ha letto le mie storie sa bene che i veri pionieri non sempre passano alla storia come meriterebbero. Spesso sono i più solitari, i meno celebrati. Eppure, la loro impronta resta.

Il ponte tra due mondi che Mizushima ha costruito, ben prima della J-League e della fama di Captain Tsubasa, è la vera storia di Holly & Benji. Una storia che merita di essere ricordata tanto quanto il manga stesso. La sua determinazione ispirò l’autore del più famoso manga di tutti i tempi a tema calcistico, Captain Tsubasa.

Una storia che nel corso degli anni ha ispirato milioni di aspiranti calciatori, e che racconta di quanto sia importante inseguire i propri sogni. Anche quelli apparentemente più irrealizzabili.Se vi siete mai chiesti a chi è ispirato Holly, se davvero esista una figura reale dietro le sue imprese, oggi avete la risposta: si chiamava Musashi Mizushima, ed è stato molto più di una semplice ispirazione.


Sitografia:

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Simone Cola
Simone Colahttps://www.uomonelpallone.it
Amante del calcio in ogni sua forma e degli uomini che hanno contribuito a scriverne la leggenda

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