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Tag: anni 2000

Denílson, il giullare che sembrava Garrincha

A vederlo palla al piede puntare l’avversario e ridicolizzarlo con finte e controfinte degne del grandissimo Garrincha, mai qualcuno avrebbe potuto pensare che quel puro fenomeno fosse soltanto pittoresco, un bell’orpello da esibire qualche minuto ma da mettere da parte quando la partita si fa importante e servono calciatori e non giocolieri.

Perché questo fu Denìlson, un giocoliere, eppure talmente fenomenale che per anni tutti gli appassionati di calcio non hanno smesso di sperare che diventasse anche un calciatore.

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Adriano, l’Imperatore spodestato da se stesso

Chiedi chi fu Adriano Leite Ribeiro.

Chiedi e qualcuno ti dirà che per un periodo, un breve ma intenso periodo, lo si sarebbe potuto considerare il miglior centravanti al mondo senza timore di bestemmiare.

Perché se Ronaldo, O Fenomeno, era stato giocatore capace di spaccare in due la storia, evoluzione dei grandi campioni del passato con un fisico potente e scattante, Adriano sembrava essere giovanissimo la stessa evoluzione di Ronaldo, al quale cedeva il passo in termini di classe pura ma che poteva persino superare in potenza.

Il suo sinistro potente e preciso era il terrore di ogni portiere, il fisico scultoreo esaltava i tifosi dell’Inter, capaci finalmente di ritrovare un campione dopo la partenza del loro idolo, Ronaldo appunto.

E invece tutto finì forse nel momento più bello, quando il mondo era ai piedi di questo ragazzone che grazie al talento era riuscito a sfuggire alla difficile vita di una favela di Rio de Janeiro. La fama, i soldi, improvvisamente si ritorsero contro un ragazzo buono e ingenuo, vittima di se stesso e dei suoi demoni e che da anni è letteralmente scomparso dal mondo del calcio.

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Ronnie O’Brien, “l’Uomo del Secolo” che vestì la maglia della Juventus

Agosto 1999, mancano meno di sei mesi alla fine di un anno che non sarà proprio come tutti gli altri anni. Il 31 dicembre arriverà infatti il 2000, si entrerà nel XXI° Secolo, e la prestigiosa rivista “TIME” lancia un sondaggio sul proprio sito internet: chi è stato il personaggio del secolo?

La lotta può essere molto interessante, ma a sorpresa, dopo poche settimane, c’è un nome che mette in fila tutti, Winston Churchill e Marthin Luther King, Ghandi e Che Guevara. È un irlandese di appena vent’anni, che oggi, sedici anni dopo, conduce una vita quasi anonima allenando i ragazzi del FC Dallas in America.

Il suo nome è Ronnie O’Brien. Cosa ha fatto per meritare tale onore?

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Harvey Esajas, il lavapiatti che si riscoprì calciatore

“È certo, andrò in Italia nel fine settimana per firmare col Milan. Quella che ho giocato è stata la mia ultima partita al Tiro Federal.” Parola di Juan Mauri, fratello maggiore di quel José Mauri che si è messo in mostra come uno dei giovani più interessanti della scorsa Serie A distinguendosi nel disastratissimo Parma nonostante un’età verdissima.

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Viktoria Berlino VS FC Hanau: “la Finale del Secolo”

Quando gli inglesi cominciarono ad esportare il football al di fuori del Regno Unito, nella madrepatria degli inventori del gioco si disputava già da qualche anno il primo campionato di calcio ufficiale al mondo.

Naturale che negli altri Paesi toccati dai marinai e commercianti britannici il gioco prendesse piede a poco a poco, e che prima che sorgessero le varie federazioni calcistiche ci volle un tempo più o meno lungo.

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Iwuchuckwu Amara Tochi: morire inseguendo un sogno

Diventare un calciatore professionista è il sogno di ogni bambino, a maggior ragione quando questa è l’unica strada che può portarti via da una realtà fatta di miseria, violenza e soprusi. Lo era anche per Iwuchukwu Amara Tochi, cresciuto in Nigeria in mezzo a mille difficoltà e che tuttavia, inseguendo un pallone, aveva dimostrato di saperci fare.

Sicuramente non abbastanza per entrare, in qualche modo, nella storia del calcio. E forse neanche per inseguire un posto nei campionati più importanti al mondo. Ma tanto da poter ambire di giocare nei tornei del sud-est asiatico, dove non circolano i milioni ma dove si può comunque giocare come professionisti e vivere una vita all’altezza dei propri sogni. Non poteva immaginare che sarebbe andato incontro alla morte, vittima della sua ingenuità e di uomini senza scrupoli.

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Ariel Huguetti, “il Maradona di Barrio Billinghurst”

“El Diego y Ariel, uno solo. Suerte 10.”

Scritta sul muro del Barrio Billinghurst, Buenos Aires

Difficile che a un turista capiti di passare per caso dal Barrio Billinghurst, periferia povera e degradata di Buenos Aires. Chi visita l’Argentina vuole vedere altro, non certo posti dove la disperazione e la miseria la fanno da padrone. Ma se qualcuno proveniente da fuori dovesse comunque capitare da quelle parti forse potrebbe notare una scritta su un muro. Ormai scolorita e dal significato non del tutto immediato.

Diego (Maradona) e Ariel (Huguetti): la stessa cosa.

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FLOP 11: I peggiori trasferimenti di sempre della Serie A

Vero che ormai nel calcio frenetico del 2000 le trattative tra i club durano tutto l’anno, ma è d’estate che il calciomercato impazza, è in quei giorni che i tifosi cominciano a sognare e a disegnare le proprie squadre.

Nel giorno della chiusura del calciomercato ho pensato (bene?) di stilare una mia personale classifica dei peggiori affari di calciomercato mai conclusi in Serie A.

Naturalmente è una classifica personale e scritta di getto, per cui sentitevi liberi di commentare e dire la vostra nella mia Pagina Facebook.

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Cherno Samba, “quello di Championship Manager”

“Dovevo ordinare un nuovo telefono al mio gestore. Ho chiamato, e quando mi hanno detto che avrei dovuto attendere due o tre mesi ho pensato ‘nessun problema!’.

Poi il ragazzo mi ha chiesto come mi chiamassi, ho detto ‘Cherno Samba’. Sorpreso mi ha detto ‘Quello di Championship Manager? Lo avrà domani allora!’…”

Cherno Samba, intervista alla BBC

“Quello di Championship Manager”. Ecco chi è, nell’immaginario collettivo dei videogiocatori di fine anni ’90, Cherno Samba. Il miglior giocatore del mondo, o almeno quello che lo sarebbe diventato secondo i programmatori di “Championship Manager: Season 00/01”, che avevano reso l’allora quindicenne originario del Gambia il miglior prospetto di tutto quell’universo virtuale.

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Nikon El Maestro, il wonderkid che non è mai diventato grande

A chiunque sia capitato di passeggiare per le Ramblas di Barcelona, in Spagna, sarà capitato di vedere tra i numerosi artisti di strada presenti alcuni veri e propri fenomeni del calcio. Personaggi capaci di eseguire un numero impressionante di palleggi, fenomeni del numero ad effetto.

La domanda, che spesso sorge in questi casi all’osservatore casuale, è il perché questo talento venga usato per gli show in strada e non all’interno di uno stadio, magari in un contesto professionistico. La risposta, in realtà abbastanza banale, è che nel calcio il talento è solo uno degli ingredienti necessari per raggiungere il successo. E spesso neanche quello più importante.

La prova? Tra le tante la storia di Nikon Jevtić, meglio noto al mondo con il nome di Nikon El Maestro: un decennio fa il mondo del web impazziva per il nuovo fenomeno del calcio serbo, prospettandogli un futuro da fenomeno per via di un talento cristallino e innegabile. Il prossimo 3 giugno, invece, Nikon avrà 22 anni e lo si può già considerare un ex-calciatore.

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Mineirazo – Poca gioia, toda tristeza

E chi se l’aspettava una scoppola così. Nessuno. Per quanto la Germania facesse paura, e fosse anche superiore sulla carta a dirla tutta. E mancava Neymar, e mancava Thiago Silva.

Però c’era il pubblico. Un intero Paese a spingere il Brasile verso la ‘Hexa’, il sesto titolo mondiale. Da conquistare appunto davanti ai propri tifosi, che da più di sessant’anni attendevano di cancellare il ‘Maracanazo’.

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Kazu Miura, altro che meteora

Il Dizionario Italiano definisce il significato di “Meteora”, quando si parla di artisti o uomini di sport, come “detto di persona che ha avuto grande fama per poco tempo”.

Per molti appassionati di calcio del Belpaese, Kazuyoshi Miura, primo giapponese a calcare un campo di Serie A, è stato una meteora: una fugace esperienza, appena una stagione al Genoa, e poi la scomparsa dai radar.

Molto si ironizzò su di lui e sulle sue presunte capacità tecniche, e prima dell’arrivo di Hidetoshi Nakata – il miglior calciatore proveniente dal Sol Levante mai visto – si continuò a pensare ai calciatori giapponesi come a delle vere e proprie macchiette, degli esaltati cresciuti con il mito di “Holly & Benji” senza una vera formazione tecnica.

Eppure per molti appassionati nipponici Kazu Miura è stato il più grande calciatore giapponese di sempre, e questa è la sua storia.

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