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Nikon El Maestro, il wonderkid che non è mai diventato grande

A chiunque sia capitato di passeggiare per le Ramblas di Barcelona, in Spagna, sarà capitato di vedere tra i numerosi artisti di strada presenti alcuni veri e propri fenomeni del calcio. Personaggi capaci di eseguire un numero impressionante di palleggi, fenomeni del numero ad effetto.

La domanda, che spesso sorge in questi casi all’osservatore casuale, è il perché questo talento venga usato per gli show in strada e non all’interno di uno stadio, magari in un contesto professionistico. La risposta, in realtà abbastanza banale, è che nel calcio il talento è solo uno degli ingredienti necessari per raggiungere il successo. E spesso neanche quello più importante.

La prova? Tra le tante la storia di Nikon Jevtić, meglio noto al mondo con il nome di Nikon El Maestro: un decennio fa il mondo del web impazziva per il nuovo fenomeno del calcio serbo, prospettandogli un futuro da fenomeno per via di un talento cristallino e innegabile. Il prossimo 3 giugno, invece, Nikon avrà 22 anni e lo si può già considerare un ex-calciatore.

In fuga da casa

La sua storia comincia dunque quasi 22 anni fa: nel 1993 la Serbia non è il posto migliore dove crescere, il malcontento della popolazione nei confronti di Slobodan Milošević sta crescendo sempre più, e a marzo l’esercito è dovuto intervenire con i carri armati contro i manifestanti anti-governo, in uno scontro che ha avuto come conseguenza 2 morti e ben 213 arresti.

Gli Jevtić, guidati da papà Zoran, saggiamente si trasferiscono in Inghilterra in cerca di fortuna: il fratello maggiore di Nikon, Nestor, è un appassionato di calcio, di tattica e di allenamenti, ed è un cultore della scienza applicata allo sport e delle nuove tecnologie.

Decide di applicare le sue teorie sul fratellino, che a 7-8 anni già si allena 4 ore al giorno tutti i giorni con l’obbiettivo di diventare il campione di domani, perfetto e abilissimo in ogni fondamentale con il pallone. In perfetta simbiosi, Nestor e Nikon girano l’Europa cercando il luogo giusto dove esplodere insieme, mente e braccio di un unico progetto condiviso: creare il “calciatore del futuro”.

Risultati precoci e sbalorditivi

I risultati, soprattutto all’inizio, sono evidenti e strabilianti: dopo aver giocato nei giovanissimi del West Ham United dai 5 agli 8 anni e nell’Austria Vienna fino ai 10, nel 2004 Nikon arriva al prestigioso Valencia, in Spagna, sempre sulla scia del fratello maggiore che lo ha allenato in ogni occasione collaborando di volta in volta con questo e quel club.

“Mai visto niente del genere a quell’età” dichiara un estasiato Pep Claramunt, capo del settore giovanile del Valencia, che si avvale anche dell’apporto dell’onnipresente Nestor per allenare i suoi ragazzi. Andrebbe tutto bene, anche perché a 11 anni si è ancora in un’età dove lo spessore tecnico fa una differenza enorme tra chi sarà un professionista e chi, magari, si ritroverà dietro al bancone di un bar pochi anni dopo.

In più, soprattutto in Spagna, la tattica fino a una certa età viene curata relativamente, ed è così che Nikon diventa davvero “El Maestro”, nome che lui e il fratello si sono fatti persino aggiungere sulla carta d’identità. In campo stupisce per la facilità di dribbling e per la completezza dei fondamentali, trascinandosi dietro i baby rivali e compagni, che quasi neanche riescono a vedere la palla quando questa è tra i suoi piedi.

Separazione

Sempre seguendo come un’ombra il fratello maggiore e mentore, Nikon si trasferisce in Germania: i due fratelli Jevtić hanno un provino con lo Schalke 04, uno come allenatore delle giovanili e l’altro come giocatore delle stesse. Preparatissimi, entrambi lo superano e vengono assunti. Ma è qui che le loro carriere cominciano a separarsi.

Nestor infatti riscuote davvero un enorme successo, i suoi metodi di allenamento vengono notati dall’allenatore della prima squadra Mirko Slomka che in breve tempo lo nomina suo braccio destro, allenatore in seconda. A 24 anni il maggiore dei fratelli Jevtić è il più giovane vice-allenatore di sempre in Bundesliga, uno dei campionati più competitivi al mondo.

L’anno successivo è addirittura il più giovane di sempre ad allenare in Champions League, quando sostituisce Slomka squalificato proprio in una trasferta a Valencia. Poi, come accade nel calcio, una serie di cattivi risultati portano all’allontanamento del mentore, e Nestor lo segue, ormai suo secondo conclamato.

Via Nestor via anche Nikon, naturalmente, che si accasa però – grazie ai buoni uffici del fratello e al talento mostrato fin da bambino – ancora nell’Austria Vienna dove era stato notato per la prima volta. Infatti nel 2004 Nestor El Maestro, seguitissimo su YouTube, aveva pubblicato diversi video del talentuosissimo fratellino, suscitando stupore, ammirazione e curiosità in tutto il mondo.

L’inizio della fine…ancora minorenne.

Non sono in pochi a sottolineare come questo ritorno in Austria, che coincide anche con la prima convocazione per la Nazionale Under-17 (dove figura come Никон Јевтић “Ел Маестро”, letteralmente appunto Nikon Jevtić “El Maestro”) si trasformi rapidamente dall’ideale trampolino di lancio all’inizio della fine della carriera del talentino serbo.

Con la maglia dei “Violetti” di Vienna infatti Nikon rimane dai 15 ai 18 anni, e invece che vederlo esplodere il pubblico assiste allo scemare delle sue qualità e all’emergere dei propri limiti. Che sono prima di tutto fisici: Nikon è cresciuto troppo in fretta, e ciò ha lasciato delle conseguenze, numerosi fastidi muscolari che lo bloccano spesso e gli impediscono di avere la continuità necessaria per imporsi in squadra.

L’inserimento poi non viene aiutato dall’abitudine al giocare da solo, al non sapersi muovere in un contesto in cui sono previsti i compagni e al bisogno di cercare continuamente la giocata “strappa applausi”. Quella che l’ha reso famoso e diverso dagli altri e che sembrava la chiave per entrare nella storia del calcio, ma che quando non riesce finisce per innervosirlo, portandolo a intestardirsi e a fare infuriare l’allenatore di turno.

Inutile poi aggiungere che per chi aveva attratto a 11 anni l’interesse di Arsenal, Manchester United e Barcellona, sgobbare per un posto in squadra nelle giovanili di un club austriaco non è proprio il massimo: servirebbe umiltà, ma mica è facile averne così tanta da adolescenti.

Un fallimento dopo l’altro

L’occasione vera, quella che potrebbe cambiare tutto, per Nikon El Maestro si chiama Wiener Neustadt. Si tratta di una piccola squadra che per la prima volta ha raggiunto la massima serie austriaca e che gli propone, a 18 anni, la possibilità di giocare da titolare in prima squadra.

Di esplodere dunque. E certo non è la squadra che poteva sognare da bambino, ma è comunque un’ottima occasione per prendersi un futuro che da scontato ha cominciato a diventare incerto. Peccato che tutto vada male. Nikon viene mandato via ancor prima dell’esordio, quando il club viene a conoscenza di un video su YouTube in cui si sfoga contro una giornalista americana con espressioni antisemite. La donna, a suo dire, è colpevole di aver parlato male del pubblico serbo in occasione di un concerto di Amy Winehouse.

Da lì è un continuo girovagare, uno scendere sempre più in basso senza mai ritrovare sé stesso e l’antico splendore, peraltro mai davvero verificato e visto ma solo progettato, immaginato, dato per scontato quando scontato non era affatto. Finisce in Ungheria all’Újpest, un pugno di gare con prestazioni che vanno dallo splendido della prima al penoso dell’ultima con conseguente risoluzione del contratto.

Poi ci sono i misconosciuti polacchi del Korona Kielce, dove ancora una volta non arriva neanche l’esordio, e la seconda serie sempre in Ungheria, con il Nyíregyháza Spartacus, dove le presenze sono 4 e nessuna di queste è indimenticabile. E ormai nessuno si stupisce più di vederlo fallire.

La fine di qualcosa mai iniziato

Un ritorno in Serbia non porta fortuna, anche perché gli onesti mestieranti dello Sloga Petrovac non hanno certo tempo da perdere per aspettare un talento bambino, che diventato grande si è perso e non sembra capace di accettare la dura realtà, fatta di campi fangosi e dimenticati da Dio, rispetto ai sogni di gloria di quando era bambino.

Nel 2014, poco più che ventenne ma con alle spalle tante esperienze da scriverci un libro, Nikon El Maestro deve scendere addirittura nelle serie minori austriache per ritrovarsi, finalmente, con la maglia dell’Blau-Weiß Hollabrunn: 12 partite, 8 reti, fiamme dell’antico talento prima dei soliti, cronici, infortuni.

Mentre è infortunato comincia ad allenare i bambini, forse memore degli insegnamenti del fratello Nestor (che nel frattempo, dopo Gelsenkirchen e Hannover ha seguito Slomka anche nella breve esperienza all’Amburgo e attualmente è disoccupato) e ci prova gusto.

Un futuro da allenatore?

Così arriva, pochi mesi fa e ad appena 21 anni, il ritiro dal calcio: Nikon El Maestro, colui che una volta era indicato da tutti gli esperti e dagli utenti di YouTube come “il salvatore del calcio serbo”, finisce per allenare i ragazzi dell’Hellas Kagran, colpendo per la sua preparazione la piccola società austriaca, che in pochi mesi lo promuove da assistente dell’Under-11 a capo allenatore dell’Under-16.

Il primo passo di questo giovanissimo allenatore con alle spalle una carriera degna di un veterano, il primo passo verso un futuro che ci si augura riserverà a Nikon El Maestro Jevtić quelle soddisfazioni che la carriera di calciatore non ha saputo dargli, nonostante la feroce determinazione mostrata nel voler diventare il migliore e un tocco di palla davvero niente male.

La speranza è che ai suoi giovani allievi Nikon insegnerà prima di tutto a giocare per divertirsi, senza dannarsi l’anima per inseguire a tutti i costi un miraggio spesso irraggiungibile. Una lezione che lui, campione-bambino presto bruciato, avrà senz’altro mandato a memoria.


SITOGRAFIA:

  • Rivera, Dani (05/03/2012) Nikon Jevtic, ‘El Maestro’ que nunca fue a la escuela, El Fútbol es Nuestro
  • Garcia, Moisés (02/05/2012) “Nikon Jevtic: los sueños rotos del Maestro”, Chicarro Sport
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