Tanti e vari sono stati i primissimi eroi del football inglese, una moltitudine di campioni e innovatori di cui la stessa storia fatica a tenere il conto, man mano che gli anni passano e i ricordi dei primi calci a un pallone diventano sempre più sfumati.
Anche per un popolo attento alla propria storia e alle proprie tradizioni come quello britannico è possibile che, nel continuo susseguirsi di nuove stelle e di nuove imprese, qualcuno finisca per essere dimenticato, non onorato come meriterebbe.
È stato a lungo il caso di Tinsley Lindley, centravanti e gentiluomo, perfetto rappresentante di quello che il calcio è stato una volta, prima delle televisioni, dei milioni, della fama planetaria.
Terzo figlio di Leonard Lindley, figura guida nella sartoria di Nottingham, il giovane Tinsley nasce il 27 ottobre del 1865 e cresce tra tutti gli agi che la sua famiglia può permettersi: papà Leonard dà lavoro a oltre un centinaio di persone, e la sua influenza nella vita cittadina è così forte che in seguito sarà eletto sindaco della contea.
Tinsley Lindley si mette in luce nella High School cittadina come studioso di talento e atleta prodigioso: dotato di grande rapidità, eccelle nel salto in lungo, nel rugby e nel cricket, ma è il calcio lo sport in cui si rivela più bravo di tutti, al punto da esordire nel Nottingham Forest ad appena 16 anni realizzando una tripletta contro il Wolverhampton, prestazione ripetuta una settimana dopo, giusto per dimostrare che non si è trattato di una casualità.
Mentre la sua carriera scolastica prosegue con risultati eccellenti, lo stesso accade a quella sportiva: gioca con la Cambridge University (dove conquista il blue, eccellenza sportiva, per quattro anni consecutivi) ed entra ben presto nelle mire del Corinthian Football Club, squadra dilettantistica creata dalla Football Association per testare i migliori giocatori del Paese in vista di una convocazione nell’Inghilterra.
È del resto il centravanti ideale: alto, coraggioso, rapido e tecnico, ha nelle sue corde il passing game che si va imponendo ma anche un particolare fiuto per il gol, che lo porterà a segnare più di 80 volte in una sola stagione e a mantenere un’eccellente media-gol per l’intera carriera.
A cui peraltro si dedicherà sempre e solo da amateur, mai mettendo la ricerca della rete davanti alla necessità di studiare legge, campo in cui si laurea per poi ottenere il raro e prestigioso titolo di Master of Law.
Saranno proprio i numerosi spostamenti, dovuti prima allo studio e poi al lavoro, a non permettergli di brillare ancora di più: Tinsley Lindley è probabilmente il miglior centravanti della sua epoca, ma rifiuta continuamente le offerte delle migliori squadre d’Inghilterra per diventare un professionista, rappresentando così il perfetto “calciatore gentiluomo” che il Corinthian ambisce a formare.
Il “calciatore gentiluomo”
Le sue reti sono molte e numerose, dunque, ma a livello di club praticamente ininfluenti in un’epoca in cui il calcio diventa un business: la sua rinomata classe gli permette tuttavia di continuare sempre a far parte del movimento e di giocare con l’amato Nottingham Forest ma anche con i rivali cittadini del Notts County, con i Crusaders e gli Swifts.
Per l’intera carriera continuerà a realizzare valanghe di gol senza l’ausilio di scarpe bullonate, preferendo le sue normali scarpe da passeggio sportive: le normali scarpe da calcio, sostiene, ne rallenterebbero la corsa e i movimenti, e seppur scettici compagni e pubblico devono accettare questa curiosa scelta, soprattutto alla luce dei gol che continueranno ad arrivare con regolarità impressionante per l’intera carriera.
E se a livello di club questi portano a poco o niente, con la maglia dell’Inghilterra la storia cambia completamente: verso la fine degli anni ’80 del XIX secolo Tinsley Lindley è il terminale offensivo di una Nazionale che rinasce dopo anni di cocenti sconfitte patite contro gli scozzesi, andando a segno in sei occasioni consecutive – un record che resiste ancora oggi dopo oltre un secolo.
Lascia il football nel 1891, ad appena 26 anni, dopo una sfida tra il Corinthian e l’Everton e avendo anche disputato tre gare, come “ospite”, nel Preston North End, la squadra che di fatto ha sdoganato il professionismo. Lo fa dopo aver disputato 13 gare con la maglia dell’Inghilterra e aver scritto il proprio nome nel tabellino marcatori in ben 14 occasioni, numeri che lo rendono il miglior marcatore, con la maglia dei “Leoni di Sua Maestà”, di tutto il XIX secolo.
L’eredità di Tinsley Lindley
Nel 1899 questo straordinario campione si ritira, scegliendo definitivamente la carriera in legge che gli porterà altre enormi soddisfazioni: sarà giudice della contea delle Midlands e quindi si distinguerà per i suoi servigi al Paese anche durante la prima guerra mondiale, membro della polizia volontaria presente nell’amata Nottingham al punto da essere insignito dell’onorificenza più importante del Paese quale membro dell’Ordine dell’Impero Britannico.
Per qualche oscura ragione alla sua morte (avvenuta nel 1940) sarà sepolto in una tomba senza nome, dimenticato dal football che già insegue e celebra nuovi eroi, ormai professionisti a tutti gli effetti e che dal calcio ricavano soldi e notorietà planetaria.
Dopo oltre settant’anni, però, l’appassionato di storia calcistica Ron Clarke, di Nottingham, decide di rendere il giusto omaggio a quello che forse è stato il più grande campione della sua epoca raccogliendo oltre 6,000 sterline e riuscendo a donare a Tinsley Lindley la tomba che merita.
Il giusto omaggio di una città ad un formidabile “centravanti e gentiluomo”, che correndo agilmente con le sue scarpe da passeggio riuscì a segnare un’epoca che stava cambiando sotto i suoi stessi occhi, sempre rimanendo fedele a se stesso a ai suoi principi.
SITOGRAFIA:
- (25/12/2013) Tinsley Lindley: Money raised to mark Nottingham sportsman’s grave, BBC
BIBLIOGRAFIA:
- Cola, Simone (2017) Pionieri del Football – Storie di calcio vittoriano [GUARDA SU AMAZON]