Primo grande eroe dell’Everton, una volta appesi gli scarpini al chiodo Sandy Young ha vissuto una vita contraddistinta da problemi di salute mentale e una grave tragedia. Il club a cui tanto aveva dato, però, non si è mai scordato di lui.
A testimonianza della sua straordinaria carriera, che lo rese l’idolo incontrastato dei tifosi dell’Everton per ben 10 stagioni, sono rimasti i tanti gol messi a segno con la maglia dei Toffees: 126 in totale, 112 in campionato, numeri che lo rendono ancora oggi rispettivamente il 4° e addirittura il 2° miglior marcatore di tutti i tempi del club, alle spalle soltanto dell’inarrivabile Dixie Dean.
Prima di quest’ultimo, prima di tutti probabilmente, l’attaccante scozzese Alexander Simpson Young, che per tutti sarebbe passato alla storia come Sandy Young, fu il primo ad esaltare le folle che gremivano il Goodison Park. Attaccante interno rapido e concreto, era capace di inserirsi in area e scaraventare il pallone in fondo alla rete con grande facilità. Era per questo che St. Mirren e Falkirk, i club con cui era emerso in patria, gli erano presto stati stretti. A soli 21 anni l’idea di sfondare nel più rinomato e ricco calcio inglese era irrinunciabile.
Sandy Young, il primo eroe dell’Everton
Come avrebbero fatto tanti connazionali prima e dopo di lui, Sandy Young arrivò dunque in Inghilterra per mettersi al servizio di chi per avrebbe saputo fiutare il suo talento e pagarlo quanto ritiene di meritare. Questo si rivelò essere l’Everton, squadra venuta alla luce nel 1878 come espressione parrocchiale della chiesa metodista intitolata a San Domenico di Guzmán a Liverpool e diventata in breve tempo il primo club professionistico cittadino.
Dopo aver vinto la Football League – che aveva contribuito a fondare – nel 1891, primo club a riuscire nell’impresa dopo gli “invincibili” del Preston North End, l’Everton era però scivolato nelle gerarchie del calcio inglese. La squadra era di buon livello, certo, ma mancava sempre il campione capace di fare la differenza. Sandy Young fu proprio questa figura: arrivò all’inizio della stagione 1901/1902, e non fu certo un caso che proprio quell’anno i Toffees tornarono a sfiorare il titolo, chiudendo al 2° posto alle spalle del Sunderland.
Sandy Young dimostrò da subito di che pasta era fatto: coraggioso fin quasi all’incoscienza, non aveva alcun timore reverenziale e scendeva in campo esclusivamente per vincere e segnare reti. Le prime di un certo spessore le mise a segno nel derby cittadino contro il Liverpool: fu in effetti il primo vero eroe della sfida del Merseyside, e tra i numerosi gol messi a segno in questa gara già allora sentitissima resteranno a lungo impressi nella memoria dei tifosi i 4 rifilati proprio ai Reds il 1° aprile 1904 in un netto successo per 5-2.
Tra i più forti al mondo
Altri highlights clamorosi nella carriera di Sandy Young furono la finale di FA Cup 1905/1906, in cui segnò l’unico gol della sfida vinta con il Newcastle regalando per la prima volta al club il trofeo più antico al mondo, e l’intero anno che seguì. Ormai considerato tra i più forti attaccanti nel Regno Unito – Niccolò Mello di Game Of Goals gli assegna il 3° posto in un’ipotetica classifica del Pallone d’Oro prima che questo trofeo venisse inventato – nella stagione 1906/1907 Young realizzò ben 28 reti, conquistando il titolo di capocannoniere del campionato.
È bene considerare che parliamo di un’epoca in cui il calcio, al di fuori di Inghilterra e Scozia, era ancora in una fase embrionale. Dunque è corretto definire Sandy Young uno dei più forti attaccanti della sua epoca, motivo per cui i tifosi dell’Everton presero a identificarsi con lui al punto da minacciare una vera e propria rivolta quando, nell’estate del 1911, il club annunciò la sua cessione. Dopo ben 10 anni, ormai 31enne, il bomber scozzese andava a chiudere la carriera altrove.
Dopo l’Everton, in realtà, la carriera di Young ebbe poco da dire. Qualche fugace apparizione con le maglie di Tottenham Hotspur, Manchester City e South Liverpool. I tifosi però non potevano saperlo quando scesero in piazza per contestare la sua partenza: fu allora che si diffusero voci preoccupanti sulla personalità del bomber scozzese, che lo descrivevano come persona talvolta irascibile, taciturna, che frequentemente si isolava dai compagni preferendo lunghe passeggiate in cui borbottava improperi a denti stretti.
Tragedia familiare in Australia
Appesi gli scarpini al chiodo, Young emigrò in Australia con l’obiettivo di costruirsi una nuova vita in una terra che allora, ancora più di oggi, era ricca di opportunità. Fu presto raggiunto dal fratello John, al quale prestò oltre 300 sterline per aprire una fattoria accanto alla sua. Si trattava di tutti i risparmi ottenuti da calciatore, una piccola fortuna in un’epoca in cui anche le più grandi stelle del football guadagnavano cifre comunque distanti anni luce da quelle odierne.
In Inghilterra il suo nome tornò d’attualità pochi anni più tardi: il 1° dicembre 1915 si parlava di un contadino scozzese emigrato in Australia, che a Tongala, villaggio con meno di mille anime, aveva sparato al fratello minore John uccidendolo. La polizia aveva arrestato tale Alexander Simpson Young, un ex campione di calcio, che gli appassionati subito riconobbero come il famoso attaccante che appena pochi anni prima infiammava le folle inglesi.
Attratta dai richiami dei vicini, la polizia si era recata alla sua fattoria, confinante con quella del fratello, la notte precedente. Qui lo aveva trovato riverso in un lago di sangue, ferito da un colpo di arma da fuoco che affermava essere stato sparato proprio dal parente. Quest’ultimo però era stato rintracciato in fin di vita ma ancora lucido, abbastanza da raccontare agli agenti come erano andate davvero le cose.
La condanna per omicidio colposo
Con gli affari che andavano sempre peggio, i due fratelli Young si erano ritrovati sempre più ai ferri corti. Spesso erano volate parole grosse, minacce, e in alcuni casi erano nate vere e proprie zuffe. Sandy si lamentava dei soldi prestati a John, che d’altra parte non aveva mai avuto la possibilità di restituirglieli. La tensione era infine esplosa la notte della sparatoria: Sandy aveva minacciato John con una doppietta, e dopo che questi gli aveva risposto per le rime aveva fatto fuoco.
A evitare una condanna ormai data per certa arrivò in Australia una lettera dalla lontana Inghilterra. Fu l’Everton a raccontare ai giudici tutti i problemi mentali, fino a quel momento taciuti, di Sandy Young: senza dubbio un calciatore straordinario, ma costantemente instabile, umorale, vittima di frequenti attacchi d’ira e praticamente asociale. Questa testimonianza, insieme alle dinamiche comunque non del tutto chiare della sparatoria, portò a una condanna di appena 3 anni per omicidio colposo.
Scontata la condanna Sandy Young fu costretto a tornare in Scozia, e visse a Edimburgo il resto della sua vita: più di quattro decadi trascorse in costante solitudine e povertà, entrando e uscendo periodicamente dal manicomio cittadino dove infine si spense il 17 settembre del 1959, 79 anni compiuti da poco. Ormai dimenticato da tutti, il suo corpo fu sepolto in una tomba senza nome.
Sandy Young e l’Everton, un legame eterno
Deciso a non rivelare al mondo i suoi problemi mentali, nel momento della cessione l’Everton aveva provato a rassicurare i tifosi che protestavano. L’allora presidente James Baxter aveva voluto sottolineare il legame umano tra il club e i suoi giocatori, soprattutto quelli che avevano scritto la storia.
Verrà così fuori che sono stati proprio i Toffees a sostenere le spese che Young ha dovuto affrontare nel corso della sua tragica vita, permettendogli almeno di sopravvivere. Lo stesso club, sollecitato dai suoi storici, andrà poi a occuparsi del suo eterno riposo, omaggiando il campione con una nuova lapide nel cimitero di Edimburgo, che ricorda il suo gol vincente nella finale di FA Cup del 1906.
Ai giovani presenti alla cerimonia viene raccontata ancora la storia di Sandy Young. Un uomo problematico, ma allo stesso tempo una stella capace di brillare in campo come pochi prima di lui, in un’epoca in cui il calcio inglese era il centro del mondo. Il primo idolo del Goodison Park, il primo eroe nel derby del Merseyside, l’attaccante che nel momento dell’addio fu definito dai suoi tifosi “il più grande campione che abbiamo mai avuto e che mai avremo”.
L’anno è il 2014. Un secolo prima Sandy Young aveva lasciato l’Inghilterra dopo aver scritto la storia, con caratteri talmente luminosi e splendenti da renderla più forte di qualsiasi problema, di qualsiasi lato oscuro, di qualsiasi tragedia. Indelebile, e dunque immortale.
Alexander Simpson Young
- Nazionalità: Scozia
- Nato a: Slamannan (Scozia) il 23 giugno 1880
- Morto a: Edimburgo (Scozia) il 17 settembre 1959
- Soprannome: Sandy
- Ruolo: centravanti
- Squadre di club: St. Mirren (SCO), Falkirk (SCO), Everton (ING), Tottenham Hotspur (ING), Manchester City (ING), South Liverpool (ING)
- Trofei conquistati: FA Cup 1905/1906
SITOGRAFIA:
- (14/07/2012) The Tragic tale of Everton’s FA Cup hero Alex ‘Sandy’ Young – Cheshire Live
- (16/09/2013) Sandy Young – Football Researchers
- Burnton, S. (08/10/2013) The forgotten story of … Alex ‘Sandy’ Young – The Guardian
- Cola, S. (21/06/2020) Il mistero di Sandy Young, il primo eroe dell’Everton e del Merseyside derby – Minuti di Recupero