Ha avuto il via lo scorso 15 agosto, con l’Extra Preliminary Round, l’edizione numero 135 della FA Cup, la Coppa d’Inghilterra, il più antico torneo calcistico al mondo. L’ultima edizione è stata vinta dall’Arsenal, che ha trionfato grazie a un gol del difensore tedesco Mertesacker: una rete decisiva, come quella segnata nella prima edizione di sempre da Morton Peto Betts, quasi dimenticato attaccante degli Wanderers primi campioni.
La prima edizione della FA Cup, un’idea di Charles Alcock
L’idea alla base della prima edizione della FA Cup, la prima competizione calcistica nazionale nella storia, era stata del primo segretario della federazione e “padre dello sport moderno” Charles Alcock. Negli anni giovanili aveva studiato a Harrow, dove si praticava già una sorta di calcio – pur se con regole ancora in via di definizione: ogni anno le quattro case in cui si divideva l’istituto si sfidavano tra loro per stabilire quale fosse la più forte.
Nel 1870 la Football Association esisteva già da quasi un decennio, e nel frattempo erano andati in scena numerosi tornei a carattere locale un po’ in tutta l’Inghilterra, come ad esempio la Youdan Cup a Sheffield del 1867, che aveva messo in palio il primo trofeo calcistico della storia. Ma perché non provare a ripetere quanto avveniva a Harrow anche su base nazionale?
Nel corso degli anni ’60 del XIX secolo, del resto la FA aveva passato la maggior parte del tempo ad affinare e codificare le regole del calcio, che peraltro facevano ancora fatica ad essere accettato al di fuori dell’area londinese. Ad esempio a Sheffield, dove era nato il primo club calcistico di tutti i tempi, lo Sheffield FC, le regole di Londra faticavano a prendere piede.

Non era comunque possibile sperare nello sviluppo del calcio senza un trofeo nazionale ufficiale. E fu questo il motivo che portò alla nascita della Football Association Challenge Cup, diventata presto nel gergo comune FA Cup o Coppa d’Inghilterra. Sarebbe stato questo il trofeo da esibire per la squadra più forte della Gran Bretagna, dato che le regole non escludevano club scozzesi, gallesi o irlandesi.
Appena 15 squadre
All’appello lanciato da Alcock e Arthur Kinnaird, nel frattempo impegnati anche in una serie di amichevoli tra Inghilterra e Scozia che avrebbero portato alla prima sfida tra nazionali nella storia del calcio, risposero inizialmente appena 12 club. Erano tutti attivi nell’area di Londra: Barnes, Civil Service, Clapham Rovers, Crystal Palace, Hampstead Heathens, Harrow Chequers, Harrow School, Lausanne, Royal Engineers, Upton Park, Wanderers and Windsor Home Park.
Quando ancora doveva essere effettuato il sorteggio, però, 3 club si ritirarono (Harrow School, Lausanne e Windsor Home Park) e 6 subentrarono al loro posto: Donington School, Hitchin, Maidenhead, Marlow, Reigate Priory e i rinomati scozzesi del Queen’s Park. I club partecipanti alla prima edizione della FA Cup 1871/1872 furono dunque 15.
Il primo turno del primo torneo nazionale nella storia del calcio andò in scena l’11 novembre del 1871. E che fosse un calcio completamente diverso da quello che conosciamo adesso, almeno per organizzazione, importanza a livello locale e interesse economico è fuori discussione: i calciatori dell’epoca erano semplici amateurs che non giocavano per altro motivo che non fosse la passione, mentre nella vita avevano gli impieghi più disparati.
Un calcio diverso da quello di oggi
Le divise da gioco di una squadra a volte differivano tra gli stessi membri, tanto che si utilizzava il cappello per distinguere le compagini, usanza che ha portato al termine che si utilizza ancora oggi di cap per indicare una presenza in una squadra. I club stessi altro non erano se non poco più che associazioni di amici, senza allenamenti e allenatori, senza soldi, con tattiche rudimentali e a volte persino senza un campo ufficiale.
Era questo il caso degli Wanderers, che però non avevano un terreno di gioco per scelta: il loro nome in italiano significa letteralmente “Vagabondi”, e questo in effetti faceva il club di Alcock, viaggiando per l’Inghilterra con lo scopo di promuovere il gioco tanto amato e, soprattutto, illustrare le regole della Football Association in quelle zone dove ancora non erano arrivate o non venivano accettate.
La mancanza di soldi e forse di convinzione nel nuovo trofeo portarono diverse squadre a snobbare la prima edizione della FA Cup. Delle 7 gare in programma nel primo turno soltanto 4 furono effettivamente giocate: il primo gol nella lunga storia della coppa d’Inghilterra fu segnato da Jarvis Kenrick, bomber del Clapham Rovers che superò 3-0 l’Upton Park, mentre Barnes e Maidenhead eliminarono Civil Service e Marlow imponendosi 2-0. Hitchin-Crystal Palace terminò 0-0, ed entrambe le squadre passarono al 2° turno.
La prima edizione della FA Cup tra caos e improvvisazione
Non andarono in scena Queen’s Park-Donington School, rimandata al turno successivo, mentre Reigate Priory e Harrow Chequers si ritirarono lasciando spazio rispettivamente a Royal Engineers e Wanderers. Passò il turno per sorteggio anche l’Hampstead Heathens, che poi superò anche il 2° turno eliminando il Barnes nel primo replay mai giocato dopo la prima sfida sospesa a 20 minuti dal termine sull’1-1.
Superarono il 2° turno anche il Queen’s Park, dopo il ritiro della Donington School, Wanderers, Crystal Palace e Royal Engineers. Questi ultimi erano una squadra davvero molto particolare: uno dei primi club calcistici di sempre, fondati nel 1863 da un’altra figura chiave del football pionieristico – Sir Francis Marindin – schieravano solo appartenenti all’esercito, precisamente del reparto dei genieri.
A discapito del rude soprannome (“Sappers“, zappatori) erano uno dei pochi club che al dribbling game in voga ai tempi – e che vedeva semplicemente un calciatore lanciarsi contro la difesa appena preso possesso del pallone – preferiva il combination game, e cioè il passare la sfera da un compagno all’altro, sicuramente un retaggio delle strategie militari a cui tanto erano abituati.
Nel terzo turno restavano in corsa cinque squadre, e fu per ragioni di costo e logistiche che al Queen’s Park fu concesso il passaggio automatico in semifinale: gli scozzesi erano a un passo dal trionfo senza essere mai scesi in campo, un fatto singolare e che la dice lunga sulla mancanza di chiarezza nelle regole e nell’organizzazione dei tempi.
Altro esempio? Wanderers e Crystal Palace pareggiarono, ma invece di essere costrette al replay entrambe le compagini furono ammesse in semifinale, a differenza di quanto era successo nel turno precedente all’Hampstead Heathens, nel frattempo spazzato via dal brillante gioco corale dei Royal Engineers.
Verso la prima finale
Le semifinali si svolsero entrambe a Londra, nel Kennington Oval che poi per vent’anni avrebbe ospitato la finale di ogni edizione della coppa e che era adibito anche al cricket. E fu davanti a ben 2.000 spettatori che Crystal Palace e Royal Engineers pareggiarono per 0-0, lo stesso risultato che fu conseguito un paio di settimane più tardi da Wanderers e Queen’s Park, finalmente scesi in campo.
Ci sarebbero voluti i replay, ma di questi solo uno andò in scena. I giocatori del Queen’s Park si fecero due conti in tasca, e dopo aver realizzato che una nuova trasferta a Londra si sarebbe rivelata troppo costosa per le esigue casse del club e preferirono ritirarsi. Gli Wanderers, club aperto a tutti gli ex studenti londinesi, accedevano alla finale dopo aver vinto una sola partita.
E all’ultimo atto se la sarebbero vista con i Royal Engineers, vittoriosi 3-0 nel replay contro il Crystal Palace grazie ai gol e alle serpentine dell’attaccante scozzese Henry Renny-Tailyour, atleta talmente completo da essere ancora al giorno d’oggi l’unico ad aver vestito la maglia delle nazionali di Scozia sia nel calcio che nel rugby.
F.A. Cup 1872: Dribbling game VS Combination Game
Il 16 marzo del 1872 dunque andò in scena la prima finale della storia della F.A. Cup: avrebbero avuto la meglio i “vagabondi” di Alcock, l’ideatore del trofeo e delle prime regole del football, oppure gli “zappatori” del Royal Engineers di Marindin, che a dispetto del proprio soprannome esibivano un gioco elegante e cervellotico?
La sfida era in pratica uno scontro tra due filosofie, quella del calcio degli albori basato su foga e coraggio e quello che poi sarebbe stato il football del futuro, che aveva i suoi cardini in ordine tattico e gioco di squadra. Per quanto quest’ultimo sarebbe diventato lo stile dominante in capo a pochi anni, ancora i tempi non erano evidentemente maturi: in pratica sotto di un uomo per il grave infortunio capitato a Creswell – che si ruppe la clavicola in uno scontro, e pur restando stoicamente in campo non poté chiaramente essere di alcuna utilità – i Royal Engineers videro gli avversari dominare la gara fin dalle prime battute, anche se alla fine gli Wanderers la spuntarono appena per 1-0.
Morton Betts o A.H. Chequer?
Il gol della vittoria fu segnato da Morton Peto Betts, che solitamente operava come portiere o difensore ma che nell’occasione giocò come attaccante firmandosi con il nome fittizio di A. H. Chequer. Con questo, abbreviativo di “A Harrowian Chequer”, intendeva omaggiare il suo club di appartenenza, gli Harrow Chequers con cui si era iscritto e che si erano ritirati al primo turno proprio prima della sfida con gli Wanderers.
Il gol che decise la finale, dalle poche cronache che abbiamo dell’epoca, arrivò con un semplice tap-in dopo una splendida azione in dribbling di Robert Walpole Vidal, conosciuto come “il principe del dribbling”. In un’epoca dove dopo il gol il calcio di ripresa del gioco veniva dato dalla squadra che aveva segnato, si dice che Vidal avesse una volta marcato in questo modo tre gol senza che gli avversari fossero stati capaci di toccare il pallone.
La storia è scritta
In seguito avrebbe avuto un’importante carriera ecclesiastica. Quel pomeriggio del 1872 però era lì, semplicemente un ragazzo tra i ragazzi. Insieme a Betts, al capitano Charles Alcock, al rivale sconfitto e futuro presidente Francis Marindin, al portiere Nepean, uno che avrebbe giocato in tutte le posizioni del campo. Davanti agli occhi del primo presidente della Football Association Arthur Pember, dell’arbitro Alfred Stair, e di pochi spettatori che non immaginavano fosse un momento storico.
A scrivere la storia di questo sport, che vedeva così concludersi il suo primo torneo ufficiale di rilevanza nazionale. Iniziava così una storia che continua ancora oggi. La storia della coppa nazionale più importante al mondo e che ancora oggi, nel calcio dei milioni e delle televisioni, mantiene immutato il suo fascino. Merito di un gruppo di pionieri che, più di un secolo fa, trasformò il football da gioco locale a fenomeno nazionale.
BIBLIOGRAFIA:
- Lloyd, Guy (2005) The FA Cup: The Complete Story, Paperback
- Sanders, Richard (2010) Beastly Fury: The Strange Birth of British Football, Bantam Records
- Cola, Simone (2016) Pionieri del Football – Storie di calcio vittoriano, Urbone Publishing
- Paliotto, Vincenzo (2017) Storie e leggende della FA Cup, Urbone Publishing