“Eroe”, sostantivo maschile comunemente utilizzato per indicare una “persona che per eccezionali virtù di coraggio o abnegazione s’impone all’ammirazione di tutti”. Tutto avrebbe potuto immaginare, Jimmy Glass, tranne di arrivare a sentirsi ritratto in quel modo. Certo, come molti, anche lui covava questo sogno fin da piccolo, quando, inseguendo i miti dei più grandi attaccanti inglesi, si era avvicinato al calcio nelle partitelle tra amici.
Crescendo era riuscito anche ad entrare nel sistema del calcio professionistico, ma con una sostanziale differenza: più che l’uomo che realizza i gol, lui si era trasformato in colui che cerca di evitarli. Portiere, a un certo punto della sua vita si era scoperto portiere, forse anche per via del fisico notevole che aveva sviluppato nel corso di un’adolescenza spesa nelle giovanili del Chelsea, prima, e del Crystal Palace, poi.
Aveva dimostrato anche di avere qualità sufficienti per fare del calcio la sua professione, anche se non abbastanza affinate per potersi imporre ad alti livelli. Forse per questo il Crystal Palace, dopo esserselo portato in panchina per alcune occasioni, e averlo testato in numerosi prestiti poco fortunati, alla fine lo aveva scaricato nell’estate del 1996, ritenendo di poterne fare tranquillamente a meno.
Eroe per caso
Questi probabilmente i pensieri che si agitano nella sua testa in quel pomeriggio dell’8 maggio 1999, quando, sul terreno del Brunton Park, il suo Carlisle United si appresta ad entrare nell’ultimo minuto della stagione. Alla sua vita, ai suoi sogni, a una carriera che era sembrata sul punto di concludersi già in diverse occasioni, e che soltanto per un paio di stagioni lo aveva illuso che le cose sarebbero potute andare diversamente.
A Carlisle ci era finito quasi per caso, sceso dal treno un paio di settimane prima per tornare ad essere titolare, dopo quasi un anno, in Division Three, il gradino più basso del calcio professionistico inglese. Lo aveva voluto, in prestito, il manager Nigel Pearson, che, al momento di sedersi sulla panchina del club, si era subito reso conto che all’appello mancava un portiere.
In caduta libera da ormai due stagioni, difatti, i Cumbrians avevano ceduto il portiere titolare, Tony Caig, al Blackpool, e lo avevano sostituito con Richard Knight, giovane promessa del Derby County, il cui prestito si era concluso bruscamente a causa di un infortunio.
È proprio il manager Pearson l’uomo con cui Glass scambia un’occhiata prima di abbandonare la porta per raggiungere ad ampie falcate l’area del Plymouth Argyle, avversario di giornata, capace di bloccare il Carlisle sull’uno a uno.
Il pari non basta, serve una vittoria: lo Scarborough, rivale diretta dei Cumbrians nella corsa-salvezza, ha già concluso la sfida contro il Peterborough in parità, mantenendo quel punto di vantaggio che permette ai tifosi di iniziare a festeggiare, sul campo del McCain Stadium, la permanenza nella categoria.
Per cambiare la storia serve un miracolo, e questa volta sembrava veramente difficile: la squadra ha già dato tutto, consapevole che il pareggio, in una situazione normale, sarebbe accolto da toni trionfali.
È stato David Brightwell, difensore da quattro gol in carriera, a centrare il pari a venti minuti dalla fine, scagliando da oltre venti metri un vero e proprio tiro della disperazione. Ma per andare oltre, il Carlisle, espressione calcistica di una piccola città di provincia, deve fare di più.
Un’impresa, come quel salto in massima serie avvenuto nel 1974, quando divenne la città meno popolosa – poco più di 100.000 abitanti – ad avere un club ai vertici del calcio inglese.
«La più grande impresa nella storia del calcio», la definì un entusiasta Bill Shankly, che proprio a Carlisle aveva mosso i primi passi sia da giocatore che da allenatore. Ma all’epoca in squadra c’era Chris Balderstone, giocatore di cricket oltre che di calcio, e uomo della provvidenza in casa Carlisle, club con il quale era rimasto per undici anni.
Era stato suo il primo gol del club in Second Division nel 1965. Sempre lui l’autore del rigore che, dieci anni dopo, aveva lanciato il club sulla vetta della First Division alla terza giornata, per la prima e ultima volta.
Jimmy Glass, da signor nessuno a monumento citttadino
Ma ora, ora che le ambizioni sono state sostituite dal terrore dell’ennesima retrocessione, chi salverà il Carlisle? No, non Jimmy Glass. Lui nell’area avversaria ci va, ma più che altro con l’intenzione di dare una mano, di disturbare, di mostrare al pubblico che, nonostante tutto, la squadra ci crede ancora.
E forse, mentre attraversa il campo, pensa ai sogni di quando era bambino. Di quando segnava, esultava e immaginava una folla tutta per lui. Sogni, appunto, che stridevano con una realtà che di magico aveva ben poco. Ci aveva creduto ai tempi del Bournemouth, in Division Two, quando aveva dimostrato a tutti di saperci fare.
Era arrivato a prenderlo il più prestigioso Swindon Town, ma lì erano emersi i limiti, le giornate no e la sfortuna, e così il nuovo tecnico, Jimmy Quinn lo aveva messo da parte, preferendogli l’australiano Talia.
Alla fine, il prestito al Carlisle lo aveva accettato quasi per disperazione: gli ultimi in classifica, tre partite da giocare e un’improbabile salvezza che si appresta a svanire all’orizzonte. E ora manca solo un minuto.
Così Derek Lacey, radiocronista della Bbc, commenta quell’ultimo giro di orologio:
“Così…avanti, avanti, avanti. Mancano sessanta secondi. Jimmy Glass calcia lungo. Arriva adesso a Bagshaw. Bagshaw appoggia a Anthony, quindi la palla va a Stevens…e finisce fuori adesso, per un calcio d’angolo a favore del Carlisle United. Avranno tempo di batterlo?”
È qui che Jimmy Glass prende la decisione. O la va o la spacca.
“L’arbitro guarda il proprio cronometro…ed ecco che arriva Jimmy Glass! Il portiere del Carlisle Jimmy Glass sta arrivando per la battuta – sono tutti su, non c’è un solo giocatore del Carlisle nella propria metà campo! Bene, bene…”
Il corner viene battuto corto, lontano dalla zolla calpestata da Glass, sulla testa del compagno Scott Dobie, che con forza indirizza la palla in porta per vedere il proprio tentativo frustrato dall’insolitamente ispirato portiere avversario. La sfera, respinta, finisce proprio davanti a Glass, che senza pensarci due volte calcia. È l’apoteosi.
“Arriva il calcio dalla bandierina…e…il portiere respinge…oh…Jimmy Glass! Jimmy Glass! Jimmy Glass, il portiere, ha segnato un goal per il Carlisle United! C’è un’invasione di campo! C’è un’invasione di campo! L’arbitro è stato sommerso – si stanno arrampicando sulla traversa!!!”
I tifosi invadono il campo abbracciando i propri eroi e preoccupando non poco il manager Pearson, che però viene subito rassicurato: poco prima che il corner fosse battuto, l’arbitro aveva chiaramente fatto intendere che si sarebbe trattato dell’ultima azione della gara.
Sommerso da compagni e tifosi, Glass viene celebrato come un eroe, e mentre nella lontana Scarborough i tifosi increduli interrompono la loro festa, a Carlisle scoppia il finimondo. Jimmy è un eroe cittadino! Jimmy ha scritto la storia! Jimmy deve rimanere qui per sempre, idolo inamovibile del club!
Ritorno nell’anonimato
Non andò così. Pochi giorni dopo Jimmy Glass salutò il Brunton Park e tornò allo Swindon. Esaurito il momento di gloria, cancellato mediaticamente dalla clamorosa vittoria in rimonta del Manchester United sul Bayern Monaco nella finale di Champions League due settimane dopo, il portiere riprese a girovagare per l’Inghilterra, continuando a scendere di categoria.
Cambridge, Brentford, Oxford, via via fino al Lewes, anno 2001, quando appese guanti e scarpini al chiodo a soli 27 anni. Venditore informatico, tassista e infine proprietario di una ditta di taxi, la strada di Jimmy Glass non incrociò mai più il magico mondo del calcio. Eppure, se socchiude gli occhi, gli sembra di sentire ancora quel boato di Brunton Park.
Il pallone che gonfia la rete, i tifosi che entrano in campo, la festa, il suo gol. E non sa se ridere o piangere, perché certe sensazioni te le porti dentro, e non è sempre facile conviverci. Lo dirà anche lui, intervistato dalla BBC in un documentario realizzato nel 2013 per ripercorrere i momenti più emozionanti della storia del calcio inglese.
«È abbastanza dura, perché ad alcuni vanno fama e fortuna e qualcuno finisce a guidare un taxi e vivere una vita normale come me.
È piuttosto difficile capire il tuo posto nella vita tra l’essere il tizio che non verrà mai dimenticato e quello preoccupato per la prossima bolletta.
Quel goal è una parte straordinaria della mia vita ed è lì per essere goduto, e lo farò fino a quando la gente non si annoierà di me.
Qualcuno di Sabato sarà un eroe e qualcuno sarà un cattivo, ed è una sensazione incredibile».
Così parlò Jimmy Glass: un tempo portiere, oggi tassista, eroe per un giorno.
FONTE:
- Cryer, Andy (26/04/2013) League Two: The day Jimmy Glass rescue Carlisle United, BBC.com
Storia già pubblicata su Storie del Boskov: Jimmy Glass, eroe per un giorno