La più grande coppia di difensori dell’epoca del calcio vittoriano fu quella composta dai fratelli Arthur e Percy Melmoth Walters, puri amateurs che, rifiutando il professionismo ormai conclamato, all’epoca in cui fecero il loro esordio sul campo, non conquistarono mai alcun trofeo a livello di club.
Tuttavia la classe eccelsa di entrambi, e la straordinarietà del loro gioco in fase difensiva, regalarono ai due fratelli non poche soddisfazioni, tra cui quella di essere, dal 1885 al 1890, punti fermi della difesa dell’Inghilterra.
Dopo anni di batoste subite dai fortissimi vicini scozzesi, infatti, Arthur e Percy Melmoth Walters furono tra i protagonisti della rinascita della Nazionale, trascinandola alla vittoria del British Home Championship (il “Toneo Interbritannico”) nel 1888.
La più forte coppia difensiva del football vittoriano
Molto abili nel fraseggio, in un’epoca in cui ai difensori era richiesto semplicemente di fermare gli avanti avversari e calciare via la sfera, permettevano alle squadre che si giovavano della loro presenza – l’Inghilterra, appunto, e il prestigioso Corinthian – di imbastire l’azione partendo dalle retrovie: con degli scambi notevoli, quasi telepatici, riuscivano a districarsi dalla pressione degli attaccanti per poi servire il centromediano, che a sua volta poteva lanciare il contropiede.
Questa classe, questa eleganza innata che derivava dai buoni natali e dagli studi svolti nella prestigiosa public school di Charterhouse, lì dove si diceva fosse nato il football primigenio, non significava comunque che i Meridian Brothers, chiamati così per via dei singolari soprannomi che li contraddistinguevano (Morning e Afternoon) mancassero della prestanza fisica necessaria per svolgere il cosiddetto “lavoro sporco”.
La loro straordinaria intesa, mai più vista a tale livello su un campo di calcio, li mise in grado sia di mettere sistematicamente in fuorigioco gli attaccanti avversari sia di aggredire in contemporanea il malcapitato che osava avvicinarsi troppo alla loro area palla al piede.
Un’intesa telepatica
Atletici e straordinariamente robusti, pesavano 80 chilogrammi a testa, ma come ebbe a dire il celebre cronista sportivo dell’epoca Jimmy Catton, “una tonnellata insieme”, e anche il migliore degli attaccanti dell’epoca era impossibilitato a superarli quando questi caricavano insieme, l’uno con una poderosa spallata e l’altro con un energico quanto efficace tackle scivolato.
Due di dieci tra fratelli e sorelle, figli del prestigiosissimo uomo di legge di nobili natali William Melmoth Walters, che sarebbe diventato presidente della Law Society, avevano mostrato un talento naturale e cristallino nello sport, appassionandosi al football. Lo avrebbero però potuto praticare, come la famiglia desiderava, solo a patto di non anteporlo agli studi ed esclusivamente come gentlemen, senza cioè alcuna ricompensa in denaro.
Dopo aver studiato a Charterhouse, ed aver dato i primi calci negli Old Carthusians, un tempo squadra leader nel football nazionale, divennero punti fermi del Corinthian, la squadra di extraordinary gentlemen che agiva da laboratorio per l’Inghilterra e percorreva il Paese sfidando le più forti squadre professionistiche del momento, ultimo vessillo di un calcio amateur che andava ormai scomparendo.
Con la maglia bianca che poi avrebbe esportato il football nel mondo, e che avrebbe ispirato i colori di grandi club come Corinthians e Real Madrid, Arthur e Percy Melmoth Walter giocarono una cinquantina di partite a testa, prendendo parte anche alla celebre sfida all-around giocata contro i Barbarians, club che nel rugby rappresentava gli stessi principi di sportività e purezza: le due compagini si sfidarono nel 1892 a football, rugby, atletica e cricket, una serie di incontri che vide prevalere il Corinthian, capace di vincere persino il match giocato con la palla ovale.
Un precoce ritiro
Questa sfida si svolse due anni dopo il ritiro dei Meridian Brothers, tornati giusto per l’evento dopo aver appeso gli scarpini al chiodo nell’inverno del 1890, quando entrambi avrebbero potuto ancora dare moltissimo al football: Arthur aveva da poco compiuto 27 anni, Percy ne avrebbe compiuti 26 nel giro di un paio di mesi.
Accadde che uno dei più giovani fratelli, Hugh, mostrò anch’esso talento nel football, eccellendo nel ruolo di inside forward, arrivando a giocare con i famosi fratelli maggiori nel Corinthian. Mostrò di meritare la chiamata, andando a segno all’esordio e poi ripetendosi nella seconda gara con una fantastica tripletta, ma nessuno in famiglia poteva immaginare che il destino era in agguato.
La seconda e ultima partita che i tre fratelli Melmoth Walters giocarono insieme fu, significativamente, disputata contro lo Sheffield FC, il primo club calcistico mai nato e già ai tempi ormai in declino: fu una grande vittoria, vi furono le tre reti del giovane Hugh, sorrisi e strette di mano nel più puro spirito Corinthian.
Nel mese di dicembre del 1890, mentre disputava una partita a scopo benefico nei pressi di Chelsea, Londra, Hugh Melmoth Walters si scontrò con un avversario nella foga della gara, infortunandosi tanto gravemente da spirare poche ore dopo, poco più che ventenne. Assecondando il desiderio dei genitori, Arthur e Percy lasciarono dunque il football.
Una vita in simbiosi
Entrambi sarebbero tornati ancora in campo, seppur sporadicamente, togliendosi però la soddisfazione di conquistare la FA Cup Amateurs nel 1895 con la maglia degli Old Carthusians, rappresentando quindi la scuola dove avevano appreso l’arte del football.
Appesi gli scarpini al chiodo, anche per volere della loro prestigiosa famiglia che non intendeva sacrificare altri figli al football, Arthur e Percy Melmoth Walters continuarono a vivere praticamente in simbiosi tutta la loro esistenza, raggiungendo entrambi i gradi di luogotenente nel 3rd Surrey Rifles e svolgendo una brillante carriera in ambito legale.
Sia il Corinthian che l’Inghilterra, perse le pietre angolari su cui avevano costruito un impero, ci misero anni per trovare qualcuno che anche solo si avvicinasse alla qualità e alla completezza dei Meridian Brothers, la più forte coppia difensiva vista su un campo di football all’epoca della Regina Vittoria.
Disegno originale di Sara Provasi
SITOGRAFIA:
- Family Tree & Genealogy Tools for William Melmoth Walters, WikiTree
BIBLIOGRAFIA:
- Cola, Simone (2016) Pionieri del football – Storie di calcio vittoriano, Urbone Publishing
- Cavallini, Rob (2007) Play Up Corinth – A History of the Corinthian Football Club. Tempus Publishing
PIONIERI DEL FOOTBALL – STORIE DI CALCIO VITTORIANO (1863-1889)
Nato come passatempo per i ricchi studenti delle migliori scuole private di Londra e dintorni, il calcio cresce e si espande assistendo alle imprese dei primi grandi eroi del rettangolo verde.
Sono i “pionieri del football”, nomi oggi in gran parte dimenticati ma che hanno contribuito in modo fondamentale alla nascita e alla diffusione di quella che è oggi la religione laica più praticata al mondo.
Dai primi calci a un pallone, dati quasi per caso, il football arriva al suo primo campionato professionistico attraverso numerose vicende: i primi regolamenti, le prime sfide internazionali, la FA Cup giocata da club ormai scomparsi, così esotici e ricchi di storia e vicende personali.
“Pionieri del football – Storie di calcio vittoriano” vi racconta tutto questo e molto di più, 283 pagine in cui troverete narrati, per la prima volta in Italia, i primissimi anni del calcio inglese. Aneddoti, rivoluzioni, epiche sfide in un’epoca così diversa eppure così simile, per molti versi, alla nostra.
Scoprite chi furono Lord Arthur Kinnaird, il primo dominatore del cuoio capace di giocare ben nove finali di FA Cup; gli Wanderers, la più grande squadra del football quando questo aveva appena cominciato a chiamarsi così; Jack Hunter e il Blackburn Olympic, il club che rivoluzionò regole che sembravano immutabili.
E poi ancora Archie Hunter e l’Aston Villa, il Preston North End degli “Invincibili”, la Scozia e i suoi “professori”, le lotte di classe e di potere che seguirono, parallelamente, quelle che si svolsero nell’Inghilterra in piena Rivoluzione Industriale.
Perché per quanto diversi dagli eroi moderni, questi pionieri furono veri eroi, e meritano di essere conosciuti da ogni vero appassionato di calcio. Perché è grazie a loro, in fin dei conti, che oggi possiamo goderci questo meraviglioso sport.