Probabilmente nessun club ha contribuito a cambiare la storia del calcio più del Corinthian Football Club. Ecco come una squadra di dilettanti è riuscita a rendere il football lo sport più popolare al mondo, le sue imprese e la sua eredità.
La nascita del Corinthian Football Club, squadra di “gentiluomini straordinari” che avrebbe cambiato per sempre la storia del calcio, avvenne nel marzo del 1882 nei giorni immediatamente successivi alla finale dell’11ª edizione della FA Cup. In quell’occasione ben 6.500 spettatori avevano assiepato le tribune del Kennington Oval di Londra, allora sede designata per la partita che di fatto, con un campionato che ancora doveva essere persino immaginato, assegnava il titolo di campione d’Inghilterra al club vincitore.
Anche se ancora veniva giocato esclusivamente in Gran Bretagna, il calcio era cresciuto costantemente di popolarità. A inventarlo e codificarlo erano stati gli inglesi, ma già nel corso della prima sfida internazionale del 1872 questi si erano dovuti rendere conto che i vicini scozzesi avevano capito meglio come andava giocato. Soprattutto dalla seconda metà degli anni ’70, in effetti, la Scozia aveva iniziato a imporsi regolarmente nell’annuale sfida con l’Inghilterra, con vittorie che spesso erano accompagnate anche da risultati roboanti.
L’Inghilterra e le continue sconfitte con la Scozia
L’11 marzo 1882, due settimane prima della finale di FA Cup 1881/1882, la Scozia si era imposta a Glasgow con un netto 5-1. Non era andata meglio l’anno precedente, quando a Londra i “Maestri del football” erano stati sconfitti addirittura 1-6. Nel 1878 il risultato in favore dei cugini delle Highlands era stato addirittura di 7-2, una clamorosa disfatta che ai tempi era stata interpretata erroneamente come una semplice “giornata storta”.
Dopo 11 anni e altrettante sfide con la Scozia i numeri parlavano chiaro ed erano innegabili: l’Inghilterra aveva vinto soltanto in 2 occasioni, altrettanti erano stati i pareggi, ben 7 le sconfitte. Il conto dei gol era ancora più schiacciante: quelli messi a segno erano 21, a fronte dei ben 39 incassati.
Il presidente della Football Association Francis Marindin e il suo braccio destro Charles Alcock, “il padre dello sport moderno”, non potevano più fingere di non vedere. A maggior ragione dopo una finale, Old Etonians-Blackburn Rovers, che per la prima volta aveva coinvolto non solo Londra ma anche una città operaia in cui il calcio era in fortissima ascesa.
Corinthian FC: una rivoluzione a metà
La superiorità scozzese era soprattutto tattica e culturale: a nord del Vallo di Adriano le distanze tra i club erano inferiori, il football aveva già un’anima popolare e l’idea di “giocare di squadra”, rispettando ordini strategici e passando il pallone, era stata una naturale conseguenza di tutto questo. La storia avrebbe confermato negli anni a venire che erano queste le cause, considerando il gioco fisico e individualista degli inglesi.
Allora, però, l’aristocratica cerchia che guidava il calcio inglese era ancorata all’idea che il football fosse uno sport nobile e a uso esclusivo della nobiltà. Che andasse giocato per il puro piacere del gioco, ignorando di fatto il crescente “professionismo mascherato” iniziato nel Lancashire con il Darwen e che nel giro di pochi anni avrebbe cambiato tutto.
La nascita del Corinthian Football Club
Più che a questo, però, l’aristocratica cerchia che guidava il calcio inglese all’epoca individuò il problema nel Queen’s Park di Glasgow, il club di riferimento in Scozia all’epoca. I giocatori erano in gran parte gli stessi della Nazionale, che del resto ne aveva adottato i colori, e sembravano potersi trovare sul campo praticamente a occhi chiusi.
Un fino a quel momento anonimo segretario della FA, Nicholas Lane Jackson, propose la creazione di un club elitario, destinato unicamente ai futuri membri dell’Inghilterra e che avrebbe dato loro modo di giocare insieme costantemente creando un’identità di gioco fino ad allora assente.
Anche in questo caso, la storia ci dice che l’esperimento non funzionò: i giocatori scelti per entrare a far parte del Corinthian erano dilettanti purissimi, membri dell’alta società, e si trovarono quasi immediatamente fuori dal tempo quando l’anno successivo il calcio cambiò per sempre. La vittoria della FA Cup 1882/1883 da parte del Blackburn Olympic, primo club semi-professionistico a imporsi nel torneo, segnò di fatto la fine del calcio degli amateurs che l’idea stessa alla base del Corinthian FC rappresentava.
L’Inghilterra avrebbe continuato a rimediare sconfitte in modo regolare nelle sfide con la Scozia. La storia sarebbe cambiata soltanto quando finalmente i nuovi padroni del vapore, i dirigenti dei club professionistici, avrebbero imposto la loro visione pagando a caro prezzo proprio “i professori scozzesi”, che esportarono nella terra dei Maestri la loro visione moderna del calcio. Quello che potremmo definire un esperimento sbagliato, però, si sarebbe rivelato fondamentale per esportare il football nel mondo e renderlo il fenomeno popolare che è oggi.
Le partite entrate nella storia e l’inizio dei tour
Pur se incapaci di risollevare la Nazionale, attenendosi strettamente ai principi del fair play e della massima educazione dentro e fuori dal campo i giocatori del Corinthian presero a sfidare i professionisti e a sconfiggerli nonostante il loro mondo stesse inesorabilmente svanendo. Celebre è in questo senso il successo per 11-3 sul Manchester United nel 1904, anno in cui comunque i Red Devils erano una delle realtà di spicco della seconda divisione, ma anche il pareggio ottenuto nel 1898 con lo Sheffield United fresco campione d’Inghilterra.
Prima ancora di queste due gare, nel 1892, andò in scena la famosissima sfida tra Corinthian e Barbarians, che operavano con lo stesso principio dei “corinzi” nel rugby. Andarono in scena quattro sfide: atletica, calcio, rugby e infine cricket. I calciatori persero soltanto quest’ultimo confronto, confermando – se mai ce ne fosse stato bisogno – la loro straordinaria completezza dal punto di vista sportivo.
All’alba del XX secolo, poi, il Corinthian iniziò a esportare il calcio in ogni angolo del mondo. Dal Sud Africa all’Europa continentale, dove contribuirono a creare la prima competizione nazionale in Ungheria donando un trofeo per cui avrebbero combattuto le prime realtà locali. Un esperimento che fu ripetuto con successo anche in Svezia nel tour scandinavo, a cui ne seguì un’altra negli Stati Uniti. Ovunque andassero, i campioni vestiti di bianco esaltavano con la loro straordinaria classe folle e avversari, che presero a riverirli.
Corinthians, Real Madrid e la Grande Guerra
Accadde in Brasile e in Spagna: il Corinthians, una delle più rinomate squadre brasiliane, omaggia nel nome proprio questi magnifici pionieri, mentre in Spagna il Real Madrid ha adottato la classica maglia bianca che lo contraddistingue proprio in loro onore. Per anni i nobili inglesi rifiutarono il calcio moderno: dopo l’invenzione del calcio di rigore, i giocatori calciavano fuori di proposito quelli che venivano fischiati a loro favore, non accettando l’idea che un calciatore potesse intenzionalmente commettere un fallo per trarne vantaggio e quindi la conseguente penalità.
Nel 1914 la squadra aveva appena raggiunto il Brasile per una seconda tournée quando fu informata dello scoppio della prima guerra mondiale. I giocatori non pensarono neanche per un momento all’idea di evitare il conflitto, e attraversarono nuovamente l’Oceano per arruolarsi e combattere, evitando in modo molto avventuroso numerosi incrociatori tedeschi. Molti sarebbero morti in battaglia, altri sarebbero rimasti feriti. Al termine della guerra nessuno dei membri di quella spedizione fu più in grado di indossare la maglia del club.
Le stelle del Corinthian
Nel corso degli anni tantissimi giocatori di grande spessore hanno indossato la maglia del Corinthian Football Club. Farne un elenco esaustivo non avrebbe quasi senso su questo sito (esiste però un libro in merito che troverete nella bibliografia in fondo) ma possiamo comunque citare i più famosi: straordinari attaccanti come Graham Doggart, autore di ben 207 gol in 203 partite, Gilbert Oswald Smith, considerato il più grande attaccante della sua epoca, Frederick Norman Smith Creek, eroe in entrambe le guerre mondiali e capace in 146 presenze di mettere a segno 152 reti e Charles Bambridge, ancora oggi uno dei migliori marcatori nella storia dell’Inghilterra.
Altri personaggi straordinariamente carismatici sono stati per anni punti fermi degli “imbattibili dilettanti”. Charles Wreford Brown, secondo la leggenda ideatore del termine soccer; Charles Aubrey Smith, futuro attore con tanto di stella nella Hollywood Walk of Fame; Max Woosnam e C. B. Fry, entrambi sportsmen a 360 gradi in grado di eccellere in qualsiasi disciplina; Tinsley Lindley, bomber implacabile nonostante il vezzo di giocare solo ed esclusivamente indossando eleganti scarpe da passeggio.
Nel club confluirono giocatori da tutta la Gran Bretagna. Tra questi gli scozzesi Andrew Watson, primo giocatore di colore nella storia, e John Smith, dottore nella vita di tutti i giorni e accompagnatore nei tour delle Highlands. Ma anche gli irlandesi Goodbody e Nolan-Whelan, il portiere gallese del Preston North End Mills-Roberts e la stella danese del Chelsea Nils Middelboe.
Una conclusione inevitabile e un’eredità immortale
Il tempo però trascorreva inesorabile, e infine segnò il destino di un club a inviti per dilettanti e gentlemen nato praticamente già fuori tempo massimo, e anzi sopravvissuto più di quanto chiunque avrebbe potuto ipotizzare ai continui cambiamenti a cui fu soggetto il calcio. Nel 1937 il Corinthian portò il calcio addirittura in Giamaica, mentre l’anno successivo tornò in Germania. Fu l’ultimo tour del club, che dopo una partita persa 1-0 contro una rappresentativa della marina militare smise di esistere unendosi ai rivali dei Casuals.
Dal 1939 i Corinthian-Casuals sono una realtà del calcio minore inglese, e attualmente occupano il 7° livello della piramide calcistica. Due gradini più in basso c’è anche un Corinthian F.C., che rappresenta il villaggio di Fawkham e omaggia proprio i mitici pionieri: la scorsa stagione ha perso la promozione ai calci di rigore. Soltanto due tra le numerose tracce che il Corinthian ha lasciato nel calcio, sport che ha contribuito a rendere il fenomeno popolare che oggi conosciamo e che per questo gli sarà eternamente debitore.
SITOGRAFIA:
- Lewis, D. (11/02/2019) Corinthian Football Club: the legendary 19th century globetrotters – These Football Times
BIBLIOGRAFIA:
- Cavallini, R. (2007) Play Up Corinth: a history of Corinthian Football Club – Acquista su Amazon