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Storia dello Stroitel Pripyat e del calcio a Chernobyl

Nato all’inizio degli anni ’70, in concomitanza con l’inizio dei lavori di costruzione della centrale nucleare di Chernobyl, lo Stroitel Pripyat rappresentava un decennio più tardi una sicura protagonista nel futuro del calcio sovietico. Nonostante fosse ancora inchiodata nelle serie minori, infatti, la squadra per molti avrebbe inevitabilmente finito per spiccare il volo.

Un destino apparentemente già scritto. All’inizio degli anni ’80, del resto, Pripyat rappresentava nell’immaginario collettivo “la città del futuro”, una delle realtà più avanzate e moderne in tutta l’Unione Sovietica. Fondata il 4 febbraio del 1970 con lo scopo di ospitare gli operai che avrebbero costruito la centrale nucleare e il personale addetto, nel 1979 la sua crescita vertiginosa aveva avuto come conseguenza il riconoscimento di città a tutti gli effetti da parte delle autorità.

A metà degli anni ’80 l’ultimo censimento avrebbe indicato una popolazione di oltre 50.000 abitanti, una crescita che andava di pari passo con lo sviluppo tecnologico garantito dall’energia nucleare. Nel corso di pochi anni erano sorti un centro commerciale, un grande e avveniristico parco divertimenti, una piscina comunale, scuole e ospedali.

Lo stesso era accaduto, ovviamente, anche con lo Stroitel Pripyat. Ideata inizialmente con il solo scopo di offrire svago agli operai, impiegati in incessanti turni di lavoro a ritmo continuo, all’inizio degli anni ’80 la squadra aveva iniziato a pensare in grande. I tornei regionali e quasi amatoriali che un tempo accontentavano le poche centinaia di tifosi locali adesso non bastavano più.

Era ormai chiaro a tutti che il destino di Stroitel e Pripyat fosse interconnesso, legato a doppio filo. E che “la città del futuro” non avrebbe che potuto trascinare nello stesso anche la sua squadra di calcio. Una previsione che in effetti si sarebbe rivelata azzeccata. Ma con un tragico finale che nessuno, ai tempi, avrebbe potuto immaginare.

La nascita dello Stroitel Pripyat

Il legame tra lo Stroitel Pripyat, la città che rappresenta e la centrale nucleare di Chernobyl è evidente: mentre vengono gettate le fondamenta di quest’ultima, con la popolazione ridotta agli operai impiegati nel cantiere, la squadra è poco più che un passatempo. Vi giocano i lavoratori stessi, insieme ad alcuni talenti reclutati nel vicino villaggio di Chistogavolska.

La crescita di Pripyat coincide in tutto e per tutto con quella dello Stroitel. Una circostanza certo non casuale: quando la prima viene riconosciuta come “città” a tutti gli effetti, alla seconda viene assegnato lo status di vero e proprio club. E così ha inizio una campagna di rafforzamento notevole, almeno per gli standard della categoria – la terza divisione ucraina, la sesta quindi nella piramide calcistica sovietica.

Pur dominando il campionato di Kiev per tre edizioni consecutive, dal 1981 al 1983, il club non riesce ad affermarsi nel torneo denominato Kollektivov Fizicheskoi Kultury (KFK) che determina il salto di categoria. La sensazione è però che la svolta sia dietro l’angolo, soprattutto quando nel 1985 lo Stroitel sfiora la promozione finendo 2° a 4 punti dal Naftovyk-Ukrnafta.

I tempi per la definitiva affermazione sembrano dunque maturi. Mentre Pripyat continua a crescere al ritmo di quasi 2.000 abitanti all’anno, lo Stroitel viene dotato di strutture di allenamento all’avanguardia e può contare su un florido settore giovanile. Anche per questo è iniziata la costruzione del nuovo stadio cittadino, l’Avanhard Stadium, capace di contenere oltre 10.000 spettatori: il teatro ideale per i “costruttori” (questo il significato di Stroitel) quando saliranno a livelli più consoni alla loro realtà.

Il disastro di Chernobyl

Il 26 aprile del 1986, però, la squadra viene fermata dalle autorità mentre si prepara ad affrontare il Borodyanka nella semifinale di un campionato regionale che sembra sicura di vincere. Agli avversari è stato addirittura impedito di raggiungere Pripyat, ma nonostante sia evidente che ci sia qualcosa di strano sono in pochi, anche a causa del silenzio e dell’apparente calma delle forze dell’ordine, a collegare il fatto con quanto avvenuto la notte precedente.

Alle 1:23 un’esplosione ha svegliato la popolazione, che affacciata alle finestre ha visto il reattore numero 4 della centrale nucleare andare in fiamme e una fitta cenere cadere dal cielo. Certo non un bello spettacolo, ma neanche così allarmante considerando che già in passato si erano verificati incidenti, al punto che al mattino la vita ha ricominciato a scorrere come sempre a Pripyat.

Solo apparentemente però. In realtà quanto accaduto passerà alla storia come il disastro di Chernobyl: con l’obiettivo di testare l’alimentazione del sistema di raffreddamento dei reattori anche in caso di blackout è stato condotto un esperimento che, sfuggito al controllo dell’uomo, ha generato il più grande disastro nucleare della storia. Inoltre tutto è stato nascosto alla popolazione, un maldestro tentativo di celare al mondo la gravità del problema.

Pripyat e il fantasma dello Stroitel

Questo almeno fino al 28 aprile: a 36 ore di distanza le nubi tossiche hanno raggiunto la Svezia, e diventa impossibile negare l’evidenza. In quel momento il destino di Pripyat, dei suoi abitanti e della sua squadra di calcio è già segnato. Oltre 50.000 persone, in gran parte ancora ignare di quanto accaduto, vengono trasferite forzatamente in zone più sicure.

Lo Stroitel Pripyat non scenderà mai più in campo. I giocatori prendono parte alla messa in sicurezza della centrale, un compito proibitivo svolto con enorme spirito patriottico, quindi saranno trasferiti come tutti gli abitanti di Pripyat. E anche se alcuni di loro proveranno a riformare la squadra nella vicina cittadina di Slavutych, questa si scioglierà dopo appena due anni, nel 1988. La caduta dell’Unione Sovietica è ormai alle porte.

Dal 1986 Pripyat è una città fantasma. L’Avanhard Stadium, che avrebbe dovuto essere inaugurato il 1° maggio nella festa dei lavoratori, non aprirà mai i battenti. Resterà abbandonato, tetra testimonianza di un sogno diventato un incubo, in rovina e ricoperto di erbacce. L’area di Chernobyl rimarrà radioattiva per almeno altri 3.000 anni: il calcio, in questa zona, non tornerà più.


SITOGRAFIA:

  • Lahiri, Arghya (31/05/2016) Once Upon a Time near ChernobylGoalden Times
  • Howell, Alex (24/06/2019) Stroitel Pripyat – Chernobyl’s forgotten football team – Futbolgrad
  • Brown, Paul (23/09/2019) The football team destroyed by the Chernobyl disaster: FC PripyatFourFourTwo
  • Sisto, Luca (22/04/2021) Stroitel Pripyat: la squadra perduta e il disastro di ChernobylFootball & Life
  • Colangelo, Tobias (30/04/2022) Stroitel Pripjat, la squadra travolta da Čornobyl’Meridiano 13

Immagine di copertina: Pripyat – a book-photo story


(Versione rivista di un articolo apparso nel luglio 2019 sul sito di Fox Sports Italia, una delle migliori esperienze lavorative della mia vita, in occasione della messa in onda della fortunata serie TV “Chernobyl” realizzata da HBO)

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