mercoledì, Gennaio 22, 2025

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Enéas, il brasiliano triste che fece innamorare Bologna

Il brasiliano Enéas de Camargo è stato uno dei primi stranieri della Serie A dopo la riapertura delle frontiere nel 1980. Arrivato con grandi numeri per fare la differenza nel Bologna, si era rivelato soltanto una fugace meteora e presto era stato dimenticato da tutti. Ma quando morì, ancora giovane e in modo tragico, molti tifosi lo ricordarono con affetto.

Quel 27 Dicembre del 1988 si dice che ogni tifoso del Bologna versò una lacrimuccia. In seguito ai postumi di un incidente stradale, dopo quattro mesi di battaglia tra la vita e la morte, si spegneva – a 35 anni ancora da compiere – la giovane vita di Enéas de Camargo, per il mondo del calcio semplicemente Enéas.

Aveva giocato a Bologna solo una stagione, 7 anni prima. Una stagione che in tanti avevano ritenuto non indimenticabile, ma che in realtà era stata chiusa al 7° posto nonostante 5 punti di penalizzazione. Col senno di poi molti tifosi avrebbero finito per rimpiangere l’edizione 1980/1981 della Serie A, l’ultima precedente alla prima, clamorosa, retrocessione nella storia del club felsineo.

Anzi fu proprio 365 giorni più tardi, mentre l’estate del 1982 si avvicinava e la Serie B era praticamente dietro l’angolo nonostante talenti come Roberto Mancini e Marco Macina, che qualcuno affermò che allora alla fine questo Enéas non era poi così male. E forse meritava un’altra possibilità, anche perché chi lo aveva sostituito – il modesto tedesco Herbert Neumann, prelevato dall’Udinese – certo non aveva fatto faville.

Asso “brasileiro”

Enéas de Camargo, come detto, era arrivato a Bologna nell’estate del 1980, scatenando immediatamente la fantasia dei tifosi. Bravo era bravo, anche di più: rifinitore tecnicamente dotato, amante dei numeri e dei giochi di prestigio, era cresciuto in patria nella Portuguesa, dove si era piano piano imposto e con la quale aveva vinto, non ancora ventenne, il campionato Paulista.

Bologna e l’Italia rappresentavano per quel giovane talento, autore di ben 179 reti in 376 gare disputate in una posizione che stava tra il centrocampo e la linea d’attacco, una novità assoluta: mai era stato fuori dal suo Brasile, mai lontano dal caldo e dalle spiagge pauliste.

Come detto, nella Portuguesa si era imposto piano piano. Aveva addirittura abbandonato il calcio in giovane età, per poi essere convinto a tornare sui suoi passi dall’allenatore, lanciato dal tecnico Cilinho, che dichiarò di avervi visto subito il potenziale per diventare un trequartista con i fiocchi.

Numeri da campione

E così accade: Enéas sbalordì tutti, tanto che dopo una sensazionale partita con il Corinthians, in cui praticamente da solo aveva messo in croce l’intera difesa avversaria con il suo estro e la sua genialità, appena 20enne venne convocato nel Brasile. Alla fine quella con la maglia verde-oro si sarebbe rivelata un’esperienza fugace, appena 3 presenze e una rete messa a segno contro il Paraguay, ma parliamo pur sempre della Seleção.

E poi era arrivata l’offerta del Bologna, la chiamata dall’Italia, dalla Serie A che ai tempi era il miglior campionato al mondo. Il torneo che negli anni successivi avrebbe accolto molti suoi illustri connazionali come Falcão e Sócrates. Enea, sfuggito al massacro della Guerra di Troia, aveva raggiunto l’Italia e lì aveva gettato le basi del nostro popolo. Il quasi omonimo Enéas, millenni dopo, aveva raggiunto la stessa terra.

Era chiamato a fare la differenza, come unico straniero di un torneo che ha finalmente riaperto le frontiere. Il Napoli aveva puntato sull’olandese Krol, l’Inter su Prohaska, la Roma appunto su Falcão, la Juventus su Liam Brady. Il Bologna sul suo talento inebriante, che del resto appena arrivato aveva dimostrato qualità tecniche fuori dal comune.

Schierato in attacco alle spalle di Salvatore Garritano, promessa mancata del calcio italiano che proprio in quella stagione avrebbe iniziato il proprio declino, era chiamato a fare la differenza sulla trequarti. E l’avventura, in una squadra che si voleva proporre come possibile outsider di lusso per l’alta classifica, era iniziata nel migliore dei modi.

Fermato dal freddo

Piano piano le ambizioni di alta classifica dei rossoblù erano state però ridimensionate dalla forza delle big. Quindi era arrivato l’autunno, poi l’inverno che con il suo freddo aveva cambiato il mondo di Enéas: non aveva mai visto la neve, ne era rimasto talmente affascinato da presentarsi, in una partita di Coppa Italia, vestito da Babbo Natale.

Aveva indossato costantemente calzamaglia e guanti, ma il suo gioco non era mai decollato con il rigore delle temperature invernali. La neve che tanto lo affascinava ne riduceva drasticamente il potenziale, e dopo un infortunio non era più stato lo stesso. In seguito si sarebbe scoperto che non era stato curato nel migliore dei modi, ma sul momento erano rimaste le sue prestazioni sempre più inconcludenti. A tutti sembrava di avere assistito a una vera e propria meteora, che si era spenta dopo pochi mesi.

Talento incompreso

Eppure il problema non era Enéas, sostenevano molti tifosi bolognesi: certo, a volte faceva delle cose impensabili, errori madornali, come quando aveva sradicato il pallone dai piedi di un compagno lanciato a rete per poi inciampare e far sfumare l’azione. Ma ogni tanto, come un lampo nel buio, il suo talento, la sua abilità di palleggio, esplodeva, “ed allora avevi l’impressione che fosse il resto della squadra a non riuscire a stargli dietro”, mi ha raccontato un tifoso del Bologna di una certa età.

Insomma, Enéas non era un fenomeno, ma nemmeno il bidone che per anni è stato dipinto da chi ne aveva una conoscenza superficiale. Certamente poco adatto al calcio italiano, certamente infreddolito e malinconico, ma i tifosi del Bologna lo amarono e lui ricambiò, mostrando alcuni sprazzi di grande calcio. E chissà come sarebbe stato il futuro senza una cessione a detta di molti frettolosa.

Enéas e Bologna, amore breve ma eterno

Come detto, alla fine della Serie A 1980/1981 il Bologna avrebbe chiuso al 7° posto, virtualmente 5° considerando i 5 punti di penalità conseguenza del primo scandalo del calcioscommesse italiano. Gran parte del merito era da attribuire alle idee rivoluzionarie del mister Luigi Radice, che a fine stagione avrebbe però lasciato per accasarsi sulla panchina del più blasonato Milan.

Il suo posto era stato preso da Tarcisio Burgnich, che proprio non vedeva Enéas come utile alla causa. Nella sua idea di calcio non c’era spazio per un talento discontinuo, oltretutto poco utile in fase di non possesso. Era arrivato così lo scambio con Neumann, una delle cause – certo non l’unica – della successiva retrocessione.

Italia addio

Enéas non vide mai Udine neanche in cartolina, ma fu anzi ceduto immediatamente dal club friulano al Palmeiras. Il ritorno in Brasile avrebbe potuto rilanciarne la carriera, ma le conseguenze dell’infortunio al ginocchio rimediato in Italia e mai davvero curato non gli permisero di tornare più quello di un tempo.

Negli anni successivi avrebbe giocato pochissimo, in squadre via via sempre meno ambiziose che lo avrebbero allontanato dai riflettori. Tuttavia Enéas, famoso per il suo sorriso e la sua gioia di vivere, non aveva mai mostrato sprazzi di infelicità. Anzi, tornare in Brasile per lui aveva significato tutto, considerando la saudade patita dalla moglie in Emilia. Era arrivata pure la vittoria con la Desportiva del Campeonato Capixaba, certo non il più prestigioso tra i tornei statali brasiliani. Ma comunque una gioia.

Conclusa la carriera nel 1987, a 33 anni, si era reinventato nel settore del marketing e delle pubbliche relazioni. Purtroppo la sua vita sarebbe durata ancora per poco: nell’agosto del 1988 avrebbe perso il controllo della sua auto – qualcuno avrebbe detto anche a causa degli effetti dell’alcol – andando a schiantarsi contro un camion. Sarebbe iniziato un calvario durato 4 mesi, e conclusosi il 27 dicembre.

Se ne andava così, due giorni dopo il Natale che tanto aveva amato anche in Italia, nonostante tutto, un talento incompreso ma soprattutto un uomo buono. Un ragazzo capace di emozionare i tifosi dentro e fuori dal campo, allegro, goliardico, che con la sua straordinaria umanità riuscì a conquistare, in una sola per quanto dimenticabile stagione, tutta Bologna. Che quel giorno d’inverno del 1988, appresa la notizia della sua tragica scomparsa, lo pianse come un figlio.


Enéas de Camargo

  • Nazionalità: Brasile
  • Nato il: 18 marzo 1954 a San Paolo (Brasile)
  • Morto il: 27 dicembre 1988 a San Paolo (Brasile)
  • Ruolo: trequartista
  • Squadre di club: Portuguesa (BRA), Bologna (ITA), Palmeiras (BRA), XV de Piracicaba (BRA), Juventude (BRA), Atletico Goianense (BRA), Desportiva (BRA), Central de Cotia (BRA)
  • Trofei conquistati: Campeonato Paulista 1973, Campeonato Capixaba 1986
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Simone Cola
Simone Colahttps://www.uomonelpallone.it
Amante del calcio in ogni sua forma e degli uomini che hanno contribuito a scriverne la leggenda

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