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Fuga per la Vittoria: recensione, trama, cast e curiosità

Tra i numerosi film sul calcio che sono stato realizzati nel corso degli anni, “Fuga per la Vittoria” merita senza alcun dubbio un posto speciale. Parliamo infatti della pellicola più famosa mai realizzata sull’argomento, un’opera che ancora oggi, nonostante alcuni limiti, resta scolpita nell’immaginario collettivo di tutti gli appassionati e a cui non potevo non dedicare un approfondimento dettagliato su trama, cast e curiosità.

Fuga per la vittoria, un film che ha fatto storia

Nonostante sia uscito nelle sale nel lontano 1981, a oltre 40 anni di distanza è ancora diffusissima l’idea che “Fuga per la Vittoria” debba essere considerato il miglior film di calcio mai realizzato. Questo al netto di alcuni inevitabili difetti, che confermano come lo sport più popolare al mondo non sia, purtroppo per noi appassionati, il più facile da rappresentare su pellicola.

Un problema che è stato riscontrato da numerose opere uscite prima e dopo, ma che in questo caso viene abbastanza limitato dalla bravura del regista e dalla sapienza tecnica degli attori: il primo è nientemeno che John Huston, considerato all’epoca un vero e proprio maestro a Hollywood e dintorni, i secondi in gran parte calciatori professionisti tra i migliori al mondo.

Intenzionato a conquistare chi ama le storie di calcio ma anche un pubblico più generalista, “Fuga per la Vittoria” è per metà un film di guerra, dove l’orrore della stessa è solo vagamente accennato all’inizio, e per metà una partita splendidamente coreografata che permette a uomini comuni di trasformarsi in eroi e ha immortalato alcuni momenti iconici. Tra questi la bicicleta di Osvaldo Ardiles e la spettacolare rovesciata di Pelé.

La trama: la sfida dei tedeschi

In un non meglio specificato campo di prigionia tedesco in Francia, nel bel mezzo della Seconda Guerra Mondiale, il maggiore del Reich Karl von Steiner riconosce tra i detenuti John Colby, capitano britannico che prima del conflitto, come del resto lo stesso Von Steiner, era una stella del calcio. I due si erano incontrati in alcuni incontri internazionali, e proprio partendo da questa comune passione il tedesco lancia una sfida all’ex rivale sul campo. Gli Alleati sfideranno i tedeschi in una partita, e per prepararsi al meglio avranno razioni extra di cibo e la possibilità di allenarsi

Dopo avere inizialmente rifiutato la proposta, temendo che la gara possa aiutare la propaganda tedesca, Colby cambia idea quando intravede nella stessa la possibilità di riscattarsi contro i propri carcerieri e comunque migliorare, almeno temporaneamente, le condizioni dei giocatori coinvolti. Nel campo non mancano gli ex campioni, e in breve tempo la squadra viene formata: una vera e propria multinazionale, che comprende anche lo statunitense Robert Hatch, catturato mentre serviva nell’esercito canadese, come preparatore atletico.

Questi in realtà è poco interessato alla partita e al calcio. Ha contatti con la resistenza parigina e vuole utilizzarli per tentare di fuggire durante la gara. In breve coinvolge nel piano anche i compagni, ma quando viene catturato dopo una fuga e messo in isolamento Colby capisce che l’unico modo per procedere nella fuga è quello di richiederne i servigi come portiere, l’unico ruolo in cui sembra abile. L’operazione riesce grazie alla collaborazione del titolare designato, che si fa rompere apposta un braccio dai compagni per lasciare spazio allo statunitense.

Alleati-Germania, la partita di “Fuga per la Vittoria”

Il giorno della partita Hatch sarà decisivo, dimostrando di avere imparato bene i fondamenti di un gioco che per lui inizialmente era del tutto sconosciuto. L’inizio è da incubo: gli Alleati si trovano presto in svantaggio numerico, dato che il loro giocatore più forte, Fernandez, è dovuto uscire in seguito a un intervento avversario che non è stato minimamente sanzionato dall’arbitro.

Quest’ultimo è apertamente a favore dei tedeschi, che si portano in vantaggio 4-0 in una partita apparentemente a senso unico. Soltanto poco prima dell’intervallo l’inglese Brady trova un guizzo che vale il gol della bandiera: il pubblico sugli spalti, in gran parte francese, non può comunque nascondere la propria delusione.

Prima del match a molti giocatori sembrava importare poco del risultato. Il piano era infatti quello di abbandonare la sfida a metà, scappando nell’intervallo da un tunnel scavato nelle docce dalla Resistenza. Ma quando si tratta di fuggire verso la libertà, fuggendo però così anche dalle proprie responsabilità e da una partita quasi impossibile da vincere, i giocatori Alleati hanno un ripensamento e scelgono di tornare in campo.

Una rimonta epica

L’inerzia della partita è chiaramente cambiata. Nonostante l’arbitraggio sfavorevole, gli Alleati macinano gioco con classe e determinazione: vogliono dimostrare che la macchina tedesca, solo apparentemente imbattibile, può in realtà essere sconfitta. E vogliono farlo sul campo. Vanno a segno il francese Carlos Rey e il britannico Arthur Hayes, quindi l’arbitro annulla per fuorigioco inesistente il gol regolare del norvegese Hilsson.

Non può però inventarsi nulla per invalidare il gol del 4-4 segnato da Fernandez, rientrato nel frattempo dall’infortunio, con una splendida rovesciata. La partita sembra ormai finita, ma proprio nel finale i tedeschi hanno l’opportunità di segnare su calcio di rigore: Hatch vola a neutralizzare il tiro mentre lo stadio esplode di gioia. L’eroe della partita è proprio l’americano, inizialmente inadeguato tecnicamente e svogliato, diventato però nel corso della gara uno dei punti di forza degli Alleati.

È un pareggio che vale come una vittoria, e che spinge il pubblico a osare un’impensabile invasione di campo. Questa permette la fuga dei calciatori Alleati, che dopo aver rifiutato di fuggire come dei codardi si sono dunque guadagnati la possibilità di farlo a testa alta. Da veri e propri eroi.

La partita della morte, la “vera storia” di Fuga per la Vittoria

La sceneggiatura di “Fuga per la Vittoria” è firmata da Evan Jones e Yabo Yablonsky. Per realizzarla i due si sono basati sui racconti di alcuni soldati ucraini che si erano diffusi al termine della Seconda Guerra Mondiale diventando in breve tempo talmente popolari da entrare nell’immaginario collettivo di qualsiasi appassionato e ispirare ben due film.

Questi, rispetto a “Fuga per la Vittoria”, erano decisamente più aderenti al racconto originale: tanto il magiaro “Due tempi all’Inferno” del 1961 quanto il sovietico “Il Terzo Tempo”, uscito l’anno successivo, raccontavano infatti di una partita che alcuni prigionieri dei nazisti erano stati costretti a giocare, e che avrebbero dovuto perdere per favorire la propaganda avversaria.

Incapaci di sopportare l’umiliazione, gli eroi reagivano per poi essere giustiziati immediatamente dopo il fischio finale. Una storia che in molti giuravano fosse andata realmente in scena nella Kiev occupata dalla Germania nazista e che in seguito è stata raccontata in così tante occasioni da diventare realtà assodata pur in presenza di prove che sostengono si tratti di un’invenzione.

Ho affrontato questo argomento sul mio canale YouTube in questo video, una bella chiacchierata di mezz’ora in cui insieme all’amico Edoardo Molinelli vengono sottolineate tutte le incongruenze di una storia che fu evidentemente propaganda allo stato puro da parte dell’Unione Sovietica. La cosiddetta “Partita della Morte” non è mai esistita, anche se resta una storia bella da raccontare e in cui tanti, ancora oggi, sembrano voler credere.

Fuga per la vittoria: un cast di stelle

Come specificato a inizio articolo, il cast di “Fuga per la Vittoria” comprende un gran numero di stelle del calcio dell’epoca, in gran parte impegnati nell’allora ancora popolarissima NASL, la lega calcistica statunitense. Ecco di seguito tutti i giocatori coinvolti e il loro corrispettivo nel film.

  • Osvaldo Ardiles ➡️ Carlos Rey (Francia)
  • Kazimierz Deyna ➡️ Paul Wolchek (Polonia)
  • Søren Lindsted ➡️Erik Borg (Danimarca)
  • Bobby Moore ➡️ Terry Brady (Gran Bretagna)
  • Kevin O’Callaghan ➡️ Tony Lewis (Irlanda)
  • Russell Osman ➡️ Doug Clure (Gran Bretagna)
  • Pelé ➡️ Luis Fernandez (Trinidad & Tobago)
  • Co Prins ➡️ Pieter Van Bieck (Paesi Bassi)
  • Mike Summerbee ➡️ Sid Harmor (Gran Bretagna)
  • Hallvar Thoresen ➡️ Gunnar Hilsson (Norvegia)
  • Paul Van Himst ➡️ Michel Fileu (Belgio)
  • John Wark ➡️ Arthur Hayes (Gran Bretagna)

A questi si aggiungono l’iconico Max von Sydow nei panni del maggiore Von Steiner e Michael Caine in quelli del capitano britannico John Colby. Anche se parliamo di un film quasi corale, il vero protagonista è comunque Sylvester Stallone, reduce dai successi dei primi due capitoli di “Rocky” e qui costantemente al centro della trama nei panni di Robert Hatch.

Da segnalare inoltre le presenze del caratterista franco-marocchino Amidou nei panni del capo dei partigiani André e quella di Werner Roth, difensore dei New York Cosmos che ha giocato con Pelé e interpreta il capitano dei tedeschi Baumann, protagonista nel duello finale con Stallone.

Curiosità sul film

  • Si tratta del primo film sul calcio che prevede la partecipazione di numerosi veri calciatori
  • Kevin Beattie e Paul Cooper, calciatori all’epoca in forza all’Ipswich Town, furono le controfigure rispettivamente di Caine e Stallone nelle scene di gioco
  • Nel corso dell’intera pellicola assistiamo a una sola morte, che peraltro avviene nei primissimi minuti
  • A preparare Sylvester Stallone come portiere fu il celebre Gordon Banks, considerato tra i migliori portieri di sempre. Prima di seguire i suoi consigli l’attore provò a fare di testa propria, tornando sui propri passi dopo essersi procurato numerosi infortuni in seguito a tuffi eseguiti nel modo sbagliato
  • Lo stadio Colombes di Parigi, teatro della partita tra tedeschi e Alleati, è in realtà il Nandor Hidegkuti Stadium di Budapest
  • Nel cast sono presenti 3 campioni del mondo: l’inglese Bobby Moore (1966), l’argentino Osvaldo Ardiles (1978) e Pelé (1958, 1962 e 1970)
  • Dato che Brasile e Argentina non presero parte alla seconda guerra mondiale Pelé e Ardiles interpretano rispettivamente un soldato trinidiano e uno francese
  • Tra i partigiani francesi figura anche l’allora 70enne Zoltan Gera, regista ungherese che aveva diretto il primo film sulla “Partita della Morte” nel 1961, “Due tempi all’Inferno”
  • Nel finale del film Hatch decide la partita neutralizzando un rigore. Stallone aveva chiesto inizialmente che il suo personaggio segnasse il gol decisivo dopo aver scartato tutti gli avversari, e rinunciò soltanto dopo molte pressioni da parte di cast e troupe
  • Le musiche realizzate da Bill Conti ricordano alcune famose sinfonie del celebre compositore russo Dimitri Shostakovich che questi aveva composto per criticare qualsiasi regime oppressivo, compreso quello sovietico dell’epoca
  • Nel 2019 fu annunciato un remake del film che sarebbe stato diretto dal regista spagnolo Jaume Collet-Serra, già coinvolto nella trilogia cinematografica calcistica di Goal. Il progetto sembra poi essere naufragato

La mia recensione di “Fuga per la Vittoria”

Sull’importanza di “Fuga per la Vittoria” non dirò certo niente di nuovo. Rolling Stones lo ha inserito al 21° posto nella sua classifica sui migliori film sportivi di tutti i tempi, primo sul calcio. Ed è effettivamente difficile anche solo pensare a un titolo migliore con protagonista il nostro amato sport.

Certo i limiti non mancano. La trama è fin troppo lineare, a volte inverosimile e decisamente scontata. La violenza della guerra è quasi del tutto assente, al punto che per la maggior parte del tempo gli avversari sembrano tutt’altro che feroci nazisti decisi a umiliare i prigionieri o almeno a ribadire la propria posizione di superiorità.

John Huston avrebbe potuto senz’altro dipingere un altro scenario, più cupo e simile alla leggenda da cui la trama prende spunto. Lascia spazio a pochi attori, in ottima forma, affidandosi per il resto a un gruppo di campioni che parlano poco ma risplendono sul campo durante la partita. Questa è il vero fulcro del film, ed è girata in modo splendido.

Se l’obiettivo della produzione era quello di realizzare un film dedicato anche a un pubblico generalista si può dire che il risultato è deludente. “Fuga per la Vittoria” non è un film di guerra, nonostante l’ambientazione. È un film sul calcio, del quale veicola pur se con qualche ingenuità di troppo tutti i valori principali.

A fronte dei limiti elencati è importante sottolineare la presenza di numerose scene iconiche, entrate per sempre nell’immaginario collettivo. La retorica sportiva è evidente, ma il tentativo di unire cinema e pallone, mai tentato prima a questo livello, funziona alla grande. “Fuga per la Vittoria” è il miglior film di calcio di sempre, e non è certo un caso che mai nessuno abbia rischiato di spodestarlo da un trono che, presumibilmente, occuperà ancora a lungo.


FONTI:

  • (10/08/1981) Deford F. – P.O.W., right in the kisserSports Illustrated (archivio)
  • (02/04/2016) VNTG – 10 cose che non sai su Fuga per la Vittoria | The 80’s databaseYouTube
  • (27/07/2016) Murray S. – Escape to Victory: still the greatest football movie ever madeBleacher Report
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