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Vivian Woodward, l’ultimo amateur

Che il calcio fosse nel destino di Vivian Woodward lo si poteva capire quando, da ragazzino, si appassionò a quello che cominciava ad essere chiamato “The Beautiful Game”.

Nato nel 1879, a pochi passi da casa sua si trovava il Kennington Oval, dove dal 1872 le migliori squadre inglesi disputavano la finale valida per l’assegnazione della FA Cup

Il football fu il suo primo vero amore nello sport, nonostante il padre insistesse nella sua adolescenza per farlo giocare a cricket o tennis, sport considerati più adatti per un gentiluomo: la passione e il talento di Vivian Woodward per il calcio ebbero però infine la meglio, convincendo il padre addirittura a presiedere il Clacton Town, la prima squadra dove colui che sarebbe diventato uno dei più grandi bomber di sempre dell’Inghilterra si mise in mostra.

The footballer with magic in his boots

Il genitore fu accontentato per quel che riguardava gli studi: Vivian divenne architetto come il padre, e per tutta la sua carriera continuò a giocare da dilettante nonostante il calcio andasse sempre più verso il professionismo.

Il lavoro non gli impedì di avere una brillante carriera: vestì le maglie di Tottenham Hotspur e Chelsea, distinguendosi da subito per il gran numero di gol realizzati e soprattutto per l’innata eleganza nei movimenti, dote quest’ultima che spiccava ancor di più in un calcio perlopiù rude come quello dei pionieri.

Fu però soprattutto con la maglia della Nazionale che Woodward divenne noto: esordì contro l’Irlanda nel 1903 tra i molti dubbi di chi lo riteneva non adatto a giocare come centravanti, segnando due reti e diventando “il calciatore con la magia nei piedi”.

Nonostante un’altezza imponente per l’epoca (sfiorava i 190 centimetri) non era fisicamente poderoso, ma era dotato di classe, coraggio e un tiro fulminante che gli garantì numerose reti che infine misero tutti d’accordo: con la Nazionale segnò 29 reti in 23 gare in carriera, mentre con l’Inghilterra “Amateurs“, quella non professionista che partecipò alle Olimpiadi del 1908 e del 1912, conquistò – da capitano – due medaglie d’oro e siglò la bellezza di 57 reti in 44 gare, firmando in una gara contro la Francia ben 8 gol e ben 6 contro l’Olanda pochi anni dopo.

Sulle orme di GO Smith

Non si pensi però a un centravanti egoista, che viveva per il gol: Vivian Woodward si ispirava al grande GO Smith, centre-forward del Corinthian e dell’Inghilterra, di cui fu l’erede, agendo con calma e freddezza e preferendo sovente aprire gli spazi per i compagni d’attacco, lanciandoli a rete quando questi avevano migliori possibilità di segnare.

Si distinse per sportività, eleganza nei modi e nei gesti tecnici, mai polemico né con i compagni, né con gli avversari né tanto meno con i direttori di gara. Fu l’ultimo, splendido, amateur footballer.

Considerava orgogliosamente il football un gioco e una passione ma niente di più, e non lo antepose mai ai propri impegni lavorativi, mancando per questo diverse gare sia con il club che con la Nazionale: al football diede comunque moltissimo senza chiedere indietro mai un solo penny, fosse anche il rimborso di una corriera per raggiungere lo stadio.

Con lo scoppio della Grande Guerra si arruolò, con molti compagni di squadra, nelle “Pals Army”, i battaglioni di volontari, combattendo nel fronte occidentale e restando ferito a una gamba dallo scoppio di una granata: questo ne sancì la fine della carriera ad alto livello ma non gli impedì di conquistare numerosi trofei calcistici militari e di giocare ancora con passione a livello dilettantistico fin oltre i quarant’anni, passando alla storia come il primo e unico “Football’s Gentleman”.

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