Il primo trasferimento di calciomercato registrato in Italia destò grande scandalo: Sardi e Santamaria, due stelle dell’Andrea Doria, passarono ai rivali cittadini del Genoa. La mossa era irregolare, ma avrebbe segnato la fine dell’epoca dilettantistica e l’inizio del professionismo.
Aveva fatto scalpore una campagna-acquisti del Genoa, che aveva prelevato dal Milan “il figlio di Dio” De Vecchi per 24 mila lire e il trio Santamaria-Fresia-Sardi dall’Andrea Doria. Aggiudicarsi quattro giocatori del giro della Nazionale non era mossa che potesse passare inosservata ai tempi in cui il calcio si professava rigorosamente dilettantistico.
“Il meraviglioso giuoco” – Enrico Brizzi
Già molti anni prima che il calcio italiano diventasse professionista i trasferimenti dei giocatori da un club all’altro erano tutt’altro che infrequenti. Potevano verificarsi per dissapori caratteriali, desiderio di trovare spazio e importanza, e spesso e volentieri per necessità personali. Proprio perché il calcio era un diletto, lavoro e vita privata venivano prima, mettendo quello che era ancora considerato a tutti gli effetti un gioco in secondo piano.
Era successo ad esempio che nel 1906 il 22enne Umberto Malvano si fosse trasferito al Milan mentre si trovava a prestare servizio militare a Pavia. A 13 anni era stato uno dei membri fondatori della Juventus, e fino a quel momento uno dei calciatori più amati dai tifosi bianconeri. Tornato a Torino da avversario, la contestazione di cui fu oggetto fu talmente dura (alcuni la definirono addirittura “spregevole”) da spingerlo a saltare il successivo spareggio tra Juventus e Milan che avrebbe assegnato il titolo.
Il Genoa e il primo trasferimento di calciomercato
Capocannoniere dello stesso torneo fu Guido Pedroni, attaccante anch’esso in forza al Milan campione che però si ritirò subito dopo, 23enne, per occuparsi della distilleria di famiglia a tempo pieno. Un altro grande attaccante, Carlo Rampini della Pro Vercelli, avrebbe lasciato il calcio alla stessa età pochi anni più tardi: stella della squadra più forte dell’epoca e della Nazionale, non poteva comunque dire di no alle necessità lavorative che lo avrebbero portato addirittura in Brasile.
Naturalmente oltre a questi motivi a volte vi erano anche strette di mano e accordi segreti, patti di cui non si parlava e di cui si cercava di non avere traccia per non incorrere nelle sanzioni che lo spirito dilettantistico del gioco esigeva per regolamento. Il passaggio di due stelle dell’Andrea Doria all’allora blasonatissimo Genoa, avvenuto nel 1913, fu però diverso. Per la prima volta venne coinvolto del denaro in modo ufficiale, ed è per questo che viene definito il primo trasferimento di calciomercato in Italia.
Campione nella prima edizione del campionato di calcio italiano, il Genoa aveva dominato gli anni pionieristici del gioco. Quando questo però era diventato passione comune a tante realtà il Grifone aveva sofferto la crescita delle grandi squadre metropolitane e della Pro Vercelli, piccola realtà baciata però da una generazione incredibile di talentuosi giovani. Desideroso di tornare in cima alle gerarchie, il club ligure nel 1913 andò a rinforzarsi con l’arrivo di ben quattro stelle.
Riconosciuti in banca
Il più famoso era Renzo De Vecchi, 19enne già nel giro della Nazionale e stella del Milan, dove i tifosi lo avevano soprannominato “Figlio di Dio” perché, a loro dire, come lui giocavano soltanto in Paradiso. Dall’Andrea Doria arrivarono invece tre interni offensivi: Attilio Fresia, Enrico Sardi e Aristodemo Santamaria. Proprio questi ultimi due furono protagonisti dell’episodio che svelò come i tempi del dilettantismo puro e semplice fossero ormai finiti.
Sarebbe infatti filato tutto liscio se non fosse stato per il fatto che, dopo essersi presentati in banca per riscuotere un corposo assegno di ben 3.000 lire, Sardi e Santamaria non fossero stati riconosciuti da un cassiere. Questi, tifoso dell’Andrea Doria, non ci pensò un attimo a denunciare i due ormai ex idoli, colpevoli di tradimento. La prova? L’assegno firmato personalmente da Geo Davidson, presidente del Genoa, che fu spedito alla FIGC senza esitazioni.
Davidson (all’anagrafe George Davidson) era stato un fervente sportivo fin da giovanissimo, addirittura campione italiano su strada in velocipede. Era deciso a riportare il Genoa in alto a qualunque costo – basti pensare che l’ingaggio garantito a De Vecchi era addirittura superiore a 20.000 lire, circa 100.000€ di oggi – e in effetti la sua strategia avrebbe pagato. Non solo: l’episodio avrebbe cambiato il calcio italiano per sempre.
Un episodio che ha cambiato il calcio italiano
Sardi e Santamaria furono squalificati per due anni, poi ridotti a uno, e quando tornarono contribuirono alla vittoria del 7° Scudetto del Genoa, vinto in un torneo interrotto dallo scoppio della prima guerra mondiale e assegnato solo successivamente. Diverso fu il destino di Attilio Fresia, che riuscì addirittura a colpire i dirigenti del Reading, club inglese che si trovava in tournée in Italia, e diventò il primo calciatore italiano in Inghilterra.
Il Genoa uscì indenne dal processo della FIGC, dove fu difeso strenuamente dall’ex stella Edoardo Pasteur. Questi, imparentato con il famoso batteriologo Louis Pasteur, era una figura estremamente influente nel mondo sportivo. Da calciatore aveva conquistato da protagonista ben 6 titoli nazionali, e dopo questo salvataggio sarebbe intervenuto ancora in aiuto dell’amato Grifone per ricostruirlo dopo gli orrori della guerra e i tanti morti registrati tra i rossoblù.
Ma questa, come direbbe qualcuno ben più bravo di me, è un’altra storia…
“Alla fine, però, la squalifica era stata dimezzata e i nuovi acquisti avevano riportato il Genoa in alto. Le altre squadre avevano mangiato la foglia: per vincere i tornei servivano soldi, tanti soldi, ché l’amore per la casacca e la città non erano sufficienti nemmeno nella Belle Èpoque.”
“Il meraviglioso giuoco” – Enrico Brizzi
A proposito di Aristodemo Santamaria (detto “Maja”) si dice che un tempo i tifosi dell’Alessandria, potendo vantare la simultanea presenza in campo dei fratelli Francesco, Nicola e Venerino Papa dicessero che loro potevano schierare “tre Papi”, battuta a cui i tifosi del Genoa risposero che “tre Papi non sono comunque niente contro Santamaria”, come mi ha raccontato il lettore Dante Bertuletti.
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