Nel lontano 1914, mentre la Grande Guerra devastava l’Europa, un pallone fu lo strumento grazie al quale eserciti nemici entrarono in contatto, riuscendo a dimenticare almeno per qualche ora l’orrore della battaglia. Che si sia trattato di qualche scambio o di vere e proprie partite, il calcio è stato sicuramente protagonista nella famosa tregua di Natale.
Il segreto immortale del calcio e della sua enorme diffusione in tutto il pianeta è noto. “Come spiegherei la felicità ad un bambino? Non gliela spiegherei, gli darei un pallone per farlo giocare”, ricordava il grande scrittore di fútbol Eduardo Galeano citando la teologa tedesca Dorothee Sölle.
Proprio così: nonostante le brutture che negli anni hanno pervaso questo sport, il calcio è sempre stato mezzo di unione tra culture e stili diversi, che nel campo si scontravano finendo però inevitabilmente per amalgamarsi. La famosa tregua di Natale del 1914 fu solo una delle tante dimostrazioni di questa verità, ma forse la più eclatante.
A Ypres, nelle Fiandre, la follia omicida della guerra si fermò per lasciare il posto alla pace. I soldati alleati e tedeschi, infatti, presi dallo spirito natalizio lasciarono spontaneamente le armi in trincea e decisero di sfidarsi in una partita di calcio. Abbandonando le trincee che avevano a lungo difeso e dimenticando, almeno per qualche ora, l’orrore della guerra, il freddo, la paura e la morte.
Miracolo di Natale
Si è sempre pensato che la famosa “partita nella terra di nessuno” fosse un racconto bello ma infondato, nonostante le numerose testimonianze dei soldati che vi assistettero o che addirittura vi presero parte. Una leggenda simile alla “partita della morte”, quella che è stata poi raccontata al cinema da “Fuga per la Vittoria” ma senza alcuna prova reale.
In questo caso, però, da qualche anno è ormai verità assodata che quella notte di cento anni fa, aiutato dallo spirito del Natale, il calcio operò un miracolo.
Tutto ebbe inizio la notte della vigilia, quando sulla trincea tedesca gli alleati notarono l’accensione di numerose candele ed il levarsi di canti natalizi. Dopo un momento di smarrimento, anche i soldati inglesi e francesi decisero di festeggiare il Natale. In fondo erano tutti ragazzi, strappati dalla loro vita di tutti i giorni dalla follia di chi, nelle “stanze dei bottoni”, decide chi, come e quando deve morire per un ideale che spesso neanche conosce.
I politici decretano le guerre, ma poi spessissimo finiscono per osservarne l’andamento al riparo, in ville riscaldate e lontane dal fronte. Mentre poveri ragazzi soffrono e si uccidono per un pugno di terra spesso inutile, senza quasi capire il perché.
La Tregua di Natale
Quella notte i soldati decisero che ne avevano abbastanza della guerra. Quella notte ogni trincea nei pressi di Ypres, in Belgio, festeggiò a modo suo il Natale e poi, prima cautamente e poi sempre più con slancio ed entusiasmo, raggiunse il nemico. Per festeggiare insieme una festa che al di là del credo religioso ha un fortissimo sapore umano.
Fu “la tregua di Natale”, qualcosa che immancabilmente non piacque a chi voleva ordinare – e in seguito lo avrebbe fatto – altre morti e altro massacro. Ma che tuttavia quella notte e il giorno successivo, Natale del 1914, fu reso impotente.
Già, dopo essersi venuti incontro, tedeschi e alleati si scambiarono doni. Dolci, pane, prosciutto, bottoni, berretti, sigarette. Fu così che passò il Natale del 1914 nei pressi di Ypres, con soldati alleati e tedeschi presi a parlare, ridere, bere insieme e farsi foto. E poi sbucò fuori un pallone.
La più bella partita di sempre
Nel giro di pochi minuti venne organizzata una partita. Le baionette rapide disegnarono nella neve e nel ghiaccio le linee di una specie di campo, pile di elmetti e giacche vennero accatastati a fare i pali. La sfida ebbe inizio, e tutti quelli che non vi presero parte si accalcarono intorno al campo improvvisato per godersi lo spettacolo.
Facile immaginare che a livello tecnico, vista la neve, l’assenza di professionisti e la presenza di robusti scarponi inadatti ai tecnicismi, lo spettacolo non fu granché a livello di calcio giocato. Tuttavia fu forse la partita più bella di tutti i tempi, quella in cui uomini di diversi paesi e divisi dalla guerra giocarono in un campo ghiacciato in mezzo alle bombe e i cadaveri.
Non è chiaro chi vinse, eppure adesso, ripensandoci, è ovvio. Vinse l’umanità, ritrovata almeno per qualche ora grazie al Natale e ad uno scucito pallone da calcio. La stessa che sarebbe stata perduta in massacri come la battaglia della Somme, un altro episodio in cui il calcio, ancora lontano da essere il fenomeno planetario di oggi, avrebbe comunque saputo scrivere la storia.
La tregua continuò fino a Capodanno, dando il tempo ai soldati di ambo gli schieramenti di seppellire i propri caduti. Poi il conflitto, inevitabilmente, riprese. Con la consapevolezza di ognuno, però, che quelli di fronte non erano solo nemici, ma in circostanze diverse avrebbero potuto essere amici. Uniti dal pallone, conosciuti in una partita che, senza dubbio, è stata la più bella mai giocata.
Lettera del capitano A.D. Chater, 2nd Battalion Gordon Highlanders
SITOGRAFIA:
- Dearden, Lizzie (24/12/2014) Christmas Day truce 1914: Letter from trenches shows football match through soldier’s eyes for first time, The Independent
- Bajekal, Naina (24/12/2014) Silent Night: The Story of the World War I Christmas Truce of 1914, TIME
- DeGroot, Gerard (24/12/2014) The truth about the Christmas Day football match, The Telegraph