Prima dell’Old Firm, il derby di Glasgow che da più di un secolo infiamma il calcio scozzese, prima del professionismo e prima ancora del football per come lo conosciamo oggi, il Queen’s Park di Glasgow è stato il club più forte al mondo. Ultimi ad arrendersi al calcio moderno, gli Spiders resteranno comunque per sempre nel mito grazie alle imprese compiute in epoca pionieristica.
Il 14 novembre 2019 è una data storica per il calcio, ma quanto accade non fa quasi alcun rumore al di fuori della Scozia. Qualcosa cambia per sempre: i soci del Queen’s Park FC, la più antica squadra di calcio scozzese, approvano la mozione che trasforma lo status del club da dilettantistico a professionista. È l’ultimo atto di una lunga battaglia contro uno sport diverso da quello immaginato dai padri fondatori, una battaglia durata oltre un secolo e combattuta contro ogni evidenza.
Il professionismo arriva nel calcio inglese intorno al 1885: è un processo rapido, che inizia con l’ingaggio di giocatori scozzesi da parte del Darwen e prosegue prima con Blackburn Olympic e Blackburn Rovers, che arrivano a dominare la Coppa d’Inghilterra, e poi con il meraviglioso Preston North End degli Invincibles. Mentre in Inghilterra il football diventa improvvisamente moderno, però, la Scozia rimane a guardare.
Il Queen’s Park e il dominio scozzese
Dal 1885, e per quasi un decennio, la federcalcio scozzese si ostina a non accettare che il football non è più quello dei primi pionieri. Rimane a guardare i grandi campioni che si trasferiscono nella vicina (e ricca) Inghilterra, rimane a guardare mentre questi scotch professors insegnano agli inglesi i loro trucchi e strategie, gli stessi con cui li sconfiggevano ripetutamente nei confronti internazionali.
Dal 30 novembre 1872 al 27 marzo 1886, cioè tra la prima partita internazionale e l’ultima dopo l’ufficializzazione del professionismo da parte della Football Association, Scozia e Inghilterra giocano 15 partite e il bilancio certo non sorride a quelli che il calcio lo hanno inventato e codificato e che già si autodefiniscono maestri. La Scozia vince 9 partite e segna 45 gol, quasi il doppio delle 24 degli inglesi che del resto vincono appena 2 volte mentre i pareggi sono 4.
Sono numeri eloquenti, che però cambieranno nel momento in cui è il calcio stesso a cambiare. Quando la Scozia cede infine al professionismo, nel 1893, la stella della sua prima grande squadra è destinata ad eclissarsi. Emergono rapidamente Celtic e Rangers, nasce l’Old Firm, e il Queen’s Park diventa presto quasi un mito, un ricordo che anno dopo anno diventerà sempre più sbiadito.
Giocare per il piacere del gioco
Il Queen’s Park nasce il 9 luglio del 1867 in un locale di Glasgow, al numero 3 di Eglinton Terrace, per volontà di un pugno di gentiluomini che si sono appassionati al gioco. L’obiettivo è di formare una squadra che “gioca per il piacere di giocare”, come riporta anche il motto latino Ludere Causa Ludendi, un tratto distintivo che verrà mantenuto per oltre 150 anni. La prima divisa è una maglia color blu scuro, così come i calzettoni, mentre i pantaloncini sono bianchi. La stessa della Nazionale scozzese, e non è certo un caso.
Nel 1872, quando la Scozia scende per la prima volta in campo in una partita ufficiale contro l’Inghilterra, viene infatti rappresentata interamente dal Queen’s Park. Una scelta scontata, dato che il club ha diffuso il calcio in tutto il Paese restando però sempre diverse spanne sopra qualsiasi possibile avversario. La sua prima sconfitta è arrivata addirittura dopo 7 anni dalla fondazione, mentre il leggendario portiere Robert Gardner ha incassato il primo gol dopo 5. Numeri straordinari, che pur considerando l’epoca pionieristica li rendono la più grande squadra dell’epoca.

La squadra continuerà a lungo a rappresentare l’ossatura della Scozia che batte ripetutamente l’Inghilterra. Qualcuno a Londra pensa di copiare il modello scozzese, creando una squadra che allo stesso modo del Queen’s Park funga da serbatoio per la Nazionale. Si tratta del Corinthian Football Club, che pur fallendo l’obiettivo sarà determinante nella diffusione del calcio a livello globale.
Negli anni successivi il Queen’s Park lascia la prima maglia alla Nazionale e adotta una divisa a strisce orizzontali bianche e nere, che insieme al gioco scientifico, contraddistinto da una difesa organizzata e passaggi ragionati in un epoca di “calcia e corri”, gli vale il soprannome di Spiders. Pochissimi avversari sono in grado di spezzare la ragnatela del più grande club scozzese. Né in patria, dove il dominio è pressoché incontrastato, né in Inghilterra.
Le imprese sfiorate in Coppa d’Inghilterra
Nella prima edizione della Coppa d’Inghilterra il Queen’s Park è l’ospite d’onore della Football Association, che all’epoca vede ancora il trofeo come qualcosa riservato all’intera Gran Bretagna. All’epoca i viaggi sono lunghi e dispendiosi, e per questo viene ammesso direttamente alle semifinali, ma dopo aver pareggiato 0-0 con gli Wanderers gli scozzesi si ritirano per non dover tornare a Londra una settimana più tardi. La scena si ripete l’anno successivo, quando il ritiro arriva prima della semifinale contro Oxford.
Nel 1884 e nel 1885, proprio mentre il calcio inglese sta gettando le basi del professionismo tra non poche controversie, il Queen’s Park arriva a un passo dal dimostrare di essere più forte del denaro e di qualsiasi mercenario. Arriva infatti due volte in finale di FA Cup, cadendo in entrambe le occasioni contro il Blackburn Rovers degli scozzesi Suter, McIntyre e Douglas.
Romanticamente possiamo pensare che, se avessero alzato al cielo la FA Cup, i giocatori del Queen’s Park avrebbero potuto cambiare la storia. Ma la realtà è che si tratta degli ultimi momenti di gloria di una squadra che sta per diventare obsoleta. Il calcio è del resto sempre più popolare, non appartiene più a un’élite, smuove masse e fiumi di denaro. Con la crescita improvvisa di Celtic e Rangers gli Spiders sono ormai fuori da tempo e storia: è soltanto questione di tempo.
Un declino inevitabile
Il 10 febbraio 1894 il Queen’s Park perde 3-1, al replay, la semifinale della Coppa di Scozia contro i Rangers. L’anno precedente, il 1893, ha conquistato il trofeo per la 10ª e ultima volta, proprio mentre i vertici del calcio nazionale accettavano finalmente il professionismo. Ancora una volta non è certo un caso.
Dopo aver trascorso i primi 25 anni di vita a infondere letteralmente la vita nel calcio scozzese, spargendo il verbo nel Paese con frequenti tournée, ideando il passing game e avendo un ruolo preponderante anche nell’invenzione delle traverse, il Queen’s Park riesce a lungo a restare tra le grandi pur senza mai rinunciare al principio di “giocare per il piacere del gioco”.
Valorizza numerosi talenti, ma ogni volta è costretto a salutarli alla fine della stagione senza incassare una sterlina. E se un tempo perdere campioni rinomati come Andrew Watson e John Smith era accettabile, per un club in cui ogni scozzese sognava di giocare, con l’avvento del professionismo il romanticismo è perduto. La prima Regina di Scozia è costretta a vivere costantemente alla giornata.
Un mito senza tempo
Non può durare, perché il calcio continua a cambiare e i soldi diventano sempre più centrali e decisivi. L’ultima stagione in massima divisione è quella del 1957/1958, quindi seguono anni di anonimato tra terza e quarta serie. Come detto a inizio articolo, nel novembre del 2019 arriva la svolta: il Queen’s Park abbraccia il professionismo dopo 152 anni, e non sono pochi quelli che storcono il naso ripensando ai padri fondatori, al Ludere Causa Ludendi. C’è chi dice anche che la scelta sia stata necessaria per sopravvivere, anzi addirittura tardiva.
Come sempre, in storie di calcio come questa, è difficile affermare con certezza dove stia la verità. Quanto conti il romanticismo, e quanto invece la cruda realtà di un club che nel corso degli anni ha perso a zero talenti come Alex Ferguson (proprio lui!) e Andrew Robertson. Quello che è certo è che quanto fatto in epoca pionieristica, in un calcio del tutto diverso da quello di oggi ma che gli Spiders hanno letteralmente plasmato, resterà per sempre.
SITOGRAFIA:
- Bienkowski, S. (14/11/2019) Queen’s Park: Scotland’s oldest club vote to go professional after 152 years as amateurs (BBC)
- Hougham, D. (6/2/2023) The tale of Queen’s Park, the early innovators who became last of the amateurs (These Football Times)
BIBLIOGRAFIA:
- Cola, S. (2017) Pionieri del Football: Storie di calcio vittoriano 1863-1889 (ACQUISTA SU AMAZON)