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#StranoCalcio05 – Tra nebbia e videogiochi

Riecco l’appuntamento che racconta fatti, curiosità e follie del calcio mondiale. Spero che come avvenuto con i quattro numeri precedenti (più lo “speciale Calciomercato”) apprezzerete e condividerete anche questo. Ma non perdiamo altro tempo!

Il più bel “derby di Capodanno” mai visto

Anche se è la capitale della Scozia, Edimburgo ha praticamente da sempre un ruolo di comparsa e poco più all’interno del calcio delle Highlands: la capitale calcistica del Paese è da sempre Glasgow, ma questo non significa che anche a Edimburgo manchino le emozioni su di un campo di calcio.

Il derby più importante in città è il cosiddetto “Derby di Capodanno” – visto che tradizionalmente si svolge intorno a questa data – e vede coinvolti Hibernian e Hearts of Midlothian, club che vantano comunque un passato glorioso e che sono capaci sovente di dare vita a partite molto accese. Il derby che tutti ricordano, quello più spettacolare e denso di emozioni, però, non è mai stato visto da nessuno: accadde il 1° gennaio del 1940, quando sul campo dell’Hibernian,

Easter Street, calò una nebbia talmente densa da impedire a chiunque di vedere al di là di un metro. Nonostante questo non soltanto l’arbitro ricevette l’ordine di far continuare a giocare, ma anche il radiocronista della BBC Bob Kingsley ricevette analoga indicazione. Si era deciso infatti di trasmettere il match in diretta per tenere alto il morale delle truppe impegnate al fronte, e c’era il fondato timore che se si fosse parlato di una forte nebbia si sarebbe finito per dare importanti informazioni alla Luftwaffe tedesca, che avrebbe potuto approfittarne per bombardare la città.

Così, in un clima surreale, si giocò il “Derby di Capodanno”: e mentre in campo l’Hibernian si imponeva per 6 a 5, il pubblico non riusciva a vedere niente e il povero radiocronista fu costretto a inventarsi di sana pianta tutta la gara, potendo scorgere appena la fascia di campo più vicina a lui. È noto che questa assurda pantomima andò avanti anche dopo che la gara terminò, con il pubblico che già aveva lasciato lo stadio: il povero Kingsley fu interrotto da alcuni giocatori dell’Hearts, che cercavano un loro compagno rimasto incredibilmente in campo a correre sulla fascia sinistra chiamando – inutilmente – il pallone.


Altro che scozzesi, questi scozzesi!

Restiamo in Scozia per segnalare una curiosità: il record mondiale per il più costoso trasferimento di un calciatore è sempre stato appannaggio di Italia, Inghilterra o Spagna, ma nel 1922 accadde che fu una squadra scozzese a detenere questo record.

Fu il Falkirk infatti a sborsare ben 5,000 sterline per acquistare dal West Ham United il talentuoso attaccante Syd Puddlefoot, capace di segnare più di un gol ogni due partite con la maglia degli Hammers.

Il record non durò che pochi giorni, sorpassato dalle 5,500 sterline che il Sunderland sborsò per acquistare Warney Cresswell dal South Shields, mentre anche la carriera di Puddlefoot in terra scozzese non durò molto, e dopo tre anni tornò in Inghilterra.

Il tempo di vincere una FA Cup con il Blackburn e poi di chiudere dove tutto era iniziato, ancora al West Ham, prima di una breve carriera di allenatore in Turchia conclusa dopo una rissa avvenuta in campo.


L’ultima partita

Incredibile quanto accade in Colombia nel marzo del 2011. Il giovane tifoso Christopher Jacome viene ucciso a 17 anni con un colpo di pistola mentre sta giocando a calcio: la commozione nella comunità è evidente, e tutti ricordano quanto amasse soprattutto lo stadio e il suo Cucuta Deportivo.

I suoi compagni tifosi decidono allora – dopo aver partecipato al funerale ed aver fatto le condoglianze alla famiglia – di portarlo allo stadio per un’ultima partita: quel giorno all’Estadio General Santander il Cucuta Deportivo ospita infatti l’Envigado, una gara da non perdersi per nessuna ragione al mondo.

Finisce 1-1, e incredibilmente, tra i quasi 5000 spettatori presenti, c’è anche Christopher, chiuso dentro la sua bara esposta con orgoglio dai compagni tifosi.


Ecco perché si gioca con i piedi

Una delle versioni più comuni sulla nascita del football è quella secondo cui tale gioco sarebbe sorto, giocato prettamente con i piedi, nella prigione inglese di Newgate nei primi anni dell’800.

In questa prigione venivano rinchiusi perlopiù ladri di vario genere, e visto che all’epoca in Inghilterra ai ladri recidivi venivano tagliate le mani – in modo da non poter più ripetere il crimine – ecco che i detenuti di Newgate avevano preso a praticare questo gioco esclusivamente con i piedi.

Si può quindi dire che lo sport più amato e praticato al mondo nasce in una fetida prigione inglese del 1800, ideato da un gruppo di ladri con le mani mozzate.


Il più giovane di sempre. Forse.

Il più giovane calciatore ad aver mai preso parte a una partita valida per le Qualificazioni alla Coppa del Mondo? Secondo molti il record apparterrebbe al trequartista togolese Souleymane Mamam, che nel 2001, quando giocava nel modesto Modèle de Lomé, esordì in Nazionale durante un Togo-Zambia a poco meno di due mesi dal compimento dei 14 anni di età.

Successivamente finito nel settore giovanile del Manchester United – e da questi prestato ad alcuni club belgi – il giovane talento non ha saputo mantenere le aspettative che c’erano su di lui e si è ritirato ad appena 28 anni dopo aver trascorso l’ultima stagione in carriera nel Nejmeh, squadra libanese.

Come spesso accade in Africa, però, sono venute fuori diverse controversie intorno alla sua effettiva data di nascita, ed è così che c’è chi sostiene che il record di calciatore più giovane impegnato nei Mondiali appartenga ancora a Ben Falanika, attaccante delle Samoa Americane e stella (sic!) del villaggio di Nu’uuli, che ha esordito in Nazionale a poco più di 15 anni.


Il gioco proibito

Tra poco meno di un mese uscirà il nuovo capitolo di “Football Manager”, il videogioco manageriale sul calcio più amato al mondo. Giocato da milioni di utenti in tutto il pianeta, la sua versione del 2005 era però proibita in Cina in quanto considerata altamente illegale.

Il motivo? In quell’edizione del gioco Taiwan e il Tibet venivano considerati dagli sviluppatori Paesi a sé stanti e non facenti parte della Cina, fattore considerato disdicevole dalle autorità cinesi, che protestarono formalmente con la Sports Interactive – responsabile del gioco – dicendo che molti videogiocatori cinesi si erano sentiti offesi da questo particolare.

Sports Interactive rispose che la versione venduta per il mercato cinese non prevedeva le nazionalità taiwanesi e tibetane, e che quindi i videogiocatori che avevano protestato avevano scaricato illegalmente il gioco.


Leggete anche i vecchi numeri di “#StranoCalcio”:

E se conoscete qualche curiosità che mi è sfuggita scrivetemela a uomonelpallone@gmail.com

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