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Uomo nel Pallone Articoli

Alexandre Villaplane, da eroe a nazista

13 luglio 1930. Allo stadio “Pocitos” di Montevideo, davanti a un migliaio di spettatori, ventidue uomini stanno per dare inizio a uno degli appuntamenti fondamentali nella storia del calcio, i Mondiali FIFA. Non sono gli unici a dire il vero, visto che in contemporanea su un altro campo, il glorioso “Gran Parque Central”, anche Stati Uniti e Belgio si sfideranno.

Rimane comunque, quella che si svolge al “Pocitos” tra Francia e Messico, una partita storica: non solo una delle prime due del Mondiale, ma anche quella dove viene siglato il primo gol di sempre nella lunga epopea della Coppa del Mondo.

Lo sigla Lucien Laurent, operaio della Peugeot, e l’incontro termina 4-1 per gli europei. L’attaccante francese, tuttavia, pur essendo l’autore della storica rete, non è il protagonista della nostra storia. Per trovarlo bisogna andare qualche decina di metri indietro, arrivando fino al centrocampo. Ed eccolo, il nostro uomo: Alexandre Villaplane, centromediano metodista, capitano e leader dei francesi. Campione sopraffino dall’animo nero come la notte.

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SONDAGGIO: Che Serie A ci aspetta?

Inizia stasera (ore 18, Verona-Roma) la Serie A 2015-2016: un campionato, quello che ci aspetta, che seguiremo insieme a voi settimanalmente su questo blog e ogni mercoledì in diretta radio su Radio Canale 7 con “Tre uomini e un pallone”. Lo faremo, come nel nostro stile, con numerosi ospiti che interverranno da tutta Italia: critici, blogger, addetti ai lavori, giornalisti e semplici tifosi, per darvi un’ora e mezzo di programma fresco, interessante e che raccolga il meglio del calcio su internet e non solo. A loro, ad alcuni dei nostri opinionisti, abbiamo chiesto un parere sulla stagione che sta per incominciare. Che Serie A ci attende quindi?

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#StranoCalcio04 – Wrestler, dittatori e cani

PRESIDENTE-GOLEADOR? IN BURUNDI SI PUO’

Immaginate se Matteo Renzi, o prima di lui Silvio Berlusconi, avesse preso la decisione di giocare a calcio e al contempo ricoprire la carica di Premier: probabilmente non sarebbero stati pochi quei difensori che avrebbero approfittato dell’occasione data dal gioco per effettuare qualche bel contrasto duro e qualche entrata decisa.

Non accade in Burundi, dove il Premier (ma qualcuno lo definisce “dittatore”) Pierre Nkurunziza, 51 anni, è diventato recentemente il capocannoniere del campionato siglando la bellezza di 39 reti in 28 incontri.

Il suo segreto? Un’ottima forma fisica, una grande passione, un genuino entusiasmo e avversari a dir poco compiacenti: non sembra infatti che sia una bella idea fermare il presidente e goleador degli “Alleluja F.C.”, squadra da lui stesso creata per sottolineare la sua fervente fede di cristiano rinato e per la quale ha fatto edificare anche un bello stadio da 10.000 posti.

Il tutto mentre in Burundi è stato appena sventato un colpo di stato e non mancano le manifestazioni contro di lui, colpevole secondo la popolazione della povertà sempre più dilagante e del volersi ricandidare per un terzo mandato nonostante la legge non lo permetta.

Come risponde alle manifestazioni? Ordinando all’esercito di sparare sulla folla. Capite adesso perché “il Messi dei grandi laghi” segna tanto?

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FLOP 11: Leggende di Football Manager

La serie di “Football Manager” (in passato “Championship Manager”) è sicuramente un “must” per ogni appassionato di calcio che si rispetti: in questo gioco, che esce a cadenza annuale più o meno dal 1994, ci si mette nei panni di un “Manager”, appunto, di una delle migliaia di squadre a disposizione, occupandosi di tattiche, allenamenti e calciomercato.

I segreti di questo gioco sono l’alto realismo tattico, le miriadi di campionati e club disponibili (tutti ovviamente reali) e soprattutto l’enorme ed accurato database, che si basa su decine e decine di scout che in tutto il mondo contribuiscono a segnalare formazioni, rose e forza dei giocatori.

Il risultato è un gioco estremamente realistico, che spesso ha previsto in passato l’esplosione di calciatori giovanissimi divenuti poi veri talenti mondiali e il cui venerato database viene utilizzato anche da diversi operatori di mercato reali: non è un segreto che in passato il tecnico dell’Arsenal Wenger lo ha utilizzato per andare poi a vedere qualche giocatore, così come che l’Everton abbia addirittura pagato una bella cifra per utilizzarlo al massimo in esclusiva.

Come è logico aspettarsi, però, se è vero come è vero che spesso Football Manager prevede l’esplosione di sconosciuti talenti di domani, è altrettanto vero che un errore ci può stare. A volte è successo che certi giocatori sono stati sopravvalutati, altre volte si è trattato di vere e proprie cantonate.

Ho stilato una classifica dei giocatori più “sbagliati” nella storia di questo gioco: vere e proprie “leggende”, come vedremo. Via con la lista!

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Nikon El Maestro, il wonderkid che non è mai diventato grande

A chiunque sia capitato di passeggiare per le Ramblas di Barcelona, in Spagna, sarà capitato di vedere tra i numerosi artisti di strada presenti alcuni veri e propri fenomeni del calcio. Personaggi capaci di eseguire un numero impressionante di palleggi, fenomeni del numero ad effetto.

La domanda, che spesso sorge in questi casi all’osservatore casuale, è il perché questo talento venga usato per gli show in strada e non all’interno di uno stadio, magari in un contesto professionistico. La risposta, in realtà abbastanza banale, è che nel calcio il talento è solo uno degli ingredienti necessari per raggiungere il successo. E spesso neanche quello più importante.

La prova? Tra le tante la storia di Nikon Jevtić, meglio noto al mondo con il nome di Nikon El Maestro: un decennio fa il mondo del web impazziva per il nuovo fenomeno del calcio serbo, prospettandogli un futuro da fenomeno per via di un talento cristallino e innegabile. Il prossimo 3 giugno, invece, Nikon avrà 22 anni e lo si può già considerare un ex-calciatore.

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Uruguay, 1933, Nacional contro Peñarol: la partita più lunga di sempre

Uno dei pezzi di storia più importanti del calcio sudamericano fu scritto in Uruguay nel 1934. Proprio mentre dall’altra parte dell’oceano l’Italia si apprestava – su ordine di Mussolini – a ospitare e vincere la seconda edizione della Coppa Rimet, a Montevideo andava concludendosi l’incredibile campionato uruguaiano del 1933.

Questo accadeva dopo quasi un anno, un ritardo dovuto ad un’incredibile serie di eventi che avrebbe portato le due squadre più importanti del Paese – il Nacional e il Peñarol, entrambe di Montevideo – a scontrarsi in una serie di gare che sarebbe passata alla storia, nella sua totalità, come “la partita più lunga di sempre”.

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Heleno de Freitas, “il Principe Maledetto”

La maggior parte degli infermieri che se ne prendevano cura, in quel sanatorio quasi dimenticato da Dio nei pressi di Barbacena, ignorava chi fosse quel giovane uomo malandato che si aggirava nei corridoi della struttura, percorrendoli avanti e indietro senza pace. La sigaretta costantemente in bocca, lo sguardo spiritato, apriva la bocca quasi esclusivamente per offendere il primo che gli capitava a tiro. Di tanto in tanto, però, si calmava. E raccontava storie incredibili.

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Mineirazo – Poca gioia, toda tristeza

E chi se l’aspettava una scoppola così. Nessuno. Per quanto la Germania facesse paura, e fosse anche superiore sulla carta a dirla tutta. E mancava Neymar, e mancava Thiago Silva.

Però c’era il pubblico. Un intero Paese a spingere il Brasile verso la ‘Hexa’, il sesto titolo mondiale. Da conquistare appunto davanti ai propri tifosi, che da più di sessant’anni attendevano di cancellare il ‘Maracanazo’.

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Kazu Miura, altro che meteora

Il Dizionario Italiano definisce il significato di “Meteora”, quando si parla di artisti o uomini di sport, come “detto di persona che ha avuto grande fama per poco tempo”.

Per molti appassionati di calcio del Belpaese, Kazuyoshi Miura, primo giapponese a calcare un campo di Serie A, è stato una meteora: una fugace esperienza, appena una stagione al Genoa, e poi la scomparsa dai radar.

Molto si ironizzò su di lui e sulle sue presunte capacità tecniche, e prima dell’arrivo di Hidetoshi Nakata – il miglior calciatore proveniente dal Sol Levante mai visto – si continuò a pensare ai calciatori giapponesi come a delle vere e proprie macchiette, degli esaltati cresciuti con il mito di “Holly & Benji” senza una vera formazione tecnica.

Eppure per molti appassionati nipponici Kazu Miura è stato il più grande calciatore giapponese di sempre, e questa è la sua storia.

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