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Categoria: Storie di calcio

I racconti degli eroi del calcio e delle loro incredibili vite

Perugia 1979, trenta e lode

Dove nascondevate quello specchio?

Quello in cui ogni domenica riflettevate la vostra bellezza e restavate assorti, come rapiti da un estasi partorita da uno strano destino. Quello che sussurrava al vostro orecchio che eravate talmente attraenti da non dover rischiare di cedere al passo audace della gloria ma di limitarvi nella contemplazione dell’unicità del primato.

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Arthur Wharton, il “colored” che rivoluzionò il football

La domanda che si fecero i membri del comitato a capo del Darlington Football Club nell’estate del 1885, mentre il giovane Arthur Wharton si presentava al campo d’allenamento per mostrare a tutti le sue qualità di footballer, aveva una risposta tutt’altro che scontata.

“Può un nero giocare al football?”

In un’epoca infatti in cui persino l’Encyclopædia Britannica definiva “the Negro” come un essere “mentalmente inferiore al bianco” per via “dell’impossibilità del cervello di svilupparsi completamente a causa della particolare forma del cranio”, in un periodo in cui l’Impero Britannico invadeva l’Africa per aumentare le proprie ricchezze senza curarsi di chi quelle terre abitava – ed era evidentemente “sacrificabile” in nome di Sua Maestà la Regina – a tutti doveva sembrare ben strano che quel giovane ed energico ragazzo di colore avesse deciso di cimentarsi con il pallone.

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Gigi Meroni, ala di farfalla

L’arazzo sembra abbia i contorni particolarmente confusi e invece a guardarlo bene i fili che lo intrecciano sono fissati da una rara combinazione di bellezza e talento, dove la parola bellezza va strappata dalla stretta attualità per riportarla dentro la sua densità semantica primordiale, ossia nella grazia, in quelle note apparentemente dissonanti che regalano una melodia contro cui non può competere la più trionfante espressione del contemporaneo.

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Tra finte e zagaglie: l’incredibile avventura degli Sheffield Zulus

Quando il pubblico che aveva preso posto sugli spalti del Recreation Ground di Chesterfield, il 24 novembre del 1879, vide entrare gli Sheffield Zulus, la misteriosa squadra che avrebbe affrontato i beniamini locali, non furono pochi i presenti che dovettero stropicciarsi gli occhi per capire l’inganno.

Gli appassionati di football presenti in città avevano infatti acquistato il biglietto spinti dalla curiosità di assistere a una gara tra i propri migliori rappresentanti e l’esotica selezione arrivata a giocare in nome del Regno Zulu. E quando gli ospiti fecero il proprio ingresso il campo la folla rimase ammutolita.

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Hughie Gallacher, leggenda e tragedia

Chi era mai quel piccolo uomo di mezza età che, da almeno un’ora, percorreva avanti e indietro la banchina della stazione ferroviaria di Gateshead? Erano ben pochi i presenti che se lo domandavano. Nonostante avesse appeso gli scarpini al chiodo da almeno vent’anni, tutti in città sapevano chi fosse Hughie Gallacher, l’ex grande centravanti del Newcastle e della Scozia.

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Genoa, you are red and blue

Se qualcuno avesse dovuto dipingere Genova in quel momento, nell’attesa, col sole basso sul mare, avrebbe usato colori a olio per ottenere una pasta lucida e spessa allo stesso tempo.

Avrebbe mescolato il blu e il rosso in una tonalità intensa con cui avrebbe coperto tutto, ma schiacciando forte il pennello sulla tela, per separare le setole e lasciare lunghe strisce biancastre sporcate appena di colore. Allora avrebbe aggiunto ancora del rosso per sfumare quel cielo, assottigliarlo e dilatarlo fino a farlo scivolare lentamente in una tonalità meno accesa.

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Nick Ross, il migliore degli “Invincibili”

Nell’estate del 1884 il football ha da poco smesso di essere soltanto un gioco. La febbre per questo sport, che inizialmente aveva contagiato soltanto i benestanti studenti delle migliori scuole londinesi, si è spinta fino all’operoso nord, che trascinato dalla forza della rivoluzione industriale intende trasformare quello che è poco più che un passatempo in un vero e proprio business.

Sono gli anni di Blackburn: l’Olympic, trionfando nella finale di FA Cup del 1883, ha appena sancito la fine del calcio delle public schools, i Rovers si apprestano a raccoglierne il testimone trionfando per ben tre volte consecutive in quella che è, all’epoca, l’unica competizione calcistica che conti, la Coppa d’Inghilterra.

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Il tramonto di Gorostiza, “Bala Roja”, distrutto dalla sua stessa grandezza

Quando morì nel Sanatorio de Tuberculosos de Santa Marina di Bilbao, provato da una vita di eccessi e povero in canna, Guillermo Gorostiza Paredes possedeva pochissimi beni personali. Tra questi, l’unico di valore era un portasigarette d’argento che il presidente del Valencia Luis Casanova gli aveva regalato dopo l’ultima partita con i ché; sul retro erano incise queste parole: “Al mejor extremo izquierdo del mundo de todos los tiempos”.

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Jack Hunter, il primo rivoluzionario del football

Quando il boato degli 8.000 tifosi presenti accolse l’ingresso in campo della sua squadra, Jack Hunter fu probabilmente l’unico a non sentirsi mancare il fiato per l’emozione. Mai una folla così numerosa aveva riempito le tribune del Kennington Oval di Londra, la sede designata per le finali di FA Cup e per le partite casalinghe della Nazionale dell’Inghilterra.

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Lord Arthur Kinnaird, il primo Re del calcio

Quando ancora il calcio era poco più che un’idea confusa, quando ancora la storia di questo straordinario sport doveva essere scritta, il suo primo e incontrastato campione fu Lord Arthur Kinnaird. Straordinario sportivo polivalente, questo energico scozzese spiccava rispetto ai suoi contemporanei sia per l’aspetto fisico che per le indubbie doti atletiche e calcistiche.

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Robert Mensah, splendori e miserie del calcio africano

Kinshasa, 24 gennaio 1971, “Stadio 20 maggio”. Mancano ancora tre anni e mezzo alla sfida che vedrà protagonisti Muhammad Ali e George Foreman e che sarà ricordata come “The Rumble in the Jungle”, ma un altro episodio storico per lo sport africano va in scena nell’impianto, gremito in ogni ordine di posto per la finale di ritorno che assegna la sesta edizione della Coppa dei Campioni d’Africa.

A contendersi il trofeo nato nel 1964, come tre anni prima, i ghanesi dell’Asante Kotoko e i padroni di casa, i congolesi del TP Englebert. È in questo giorno che nasce la leggenda di uno dei più grandi portieri africani di tutti i tempi: Robert Mensah.

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Boris Paichadze: lo strano destino del campione georgiano

Lo stadio nazionale della Georgia è intitolato a Boris Paichadze.

Si tratta del più grande giocatore mai espresso da una scuola calcistica sicuramente non tra le più importanti al mondo ma che è stata capace nella storia di regalare agli appassionati altri eccezionali talenti: dal grande Murtaz Khurtsilava, membro dell’URSS bronzo alle Olimpiadi e finalista agli Europei nel 1972, ai più recenti Ketsbaia, Kinkladze, Arveladze e Khaka Kaladze, per due volte Campione d’Europa con il Milan nel 2003 e nel 2007.

Nessuno di questi però è mai stato considerato superiore a Boris Solomonovich Paichadze, per i georgiani semplicemente il più grande di sempre e che pure non avrebbe mai fatto il calciatore, se non fosse stato per un telegramma.

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